Esco di casa nel silenzio del circondario: chi non è già uscito se ne sta riparato in casa, al calduccio, magari con una tazzina in mano di caffè. In questa pigra primavera il sole è alto e brilla in risposta alla grandinata gelida del giorno prima.
Allungo il passo sul mattonato, circondata dai suoni armonici degli uccellini, che sono in piena attività nell’aria frizzantina.
Sfioro la siepe di alloro con le dita e raggiungo la mia auto sul
piazzale: pesco il telecomando nella borsa, getto le mie cose alla rinfusa nell’abitacolo,
scaldo il motore con solerzia, pigio il tasto della radio e poi tocca al
cancello… pochi minuti e sono in strada.
Il sedile è freddo, mi scaldo ripensando alla bella serata trascorsa con gli amici, intanto che la voce, dalla radio, sovrasta i miei pensieri con particolari struggenti sulla situazione della guerra.
La guerra.
La guerra è alle porte, dietro casa, vicino a noi. Case distrutte, persone uccise, gente che ha perso tutto, la fame e la disperazione. Armi e combattimenti.
La guerra è qui.
Se ne accorgono solo adesso, che è
qui. E’ sempre stata qui, e lo è stata ancora di più da quando viviamo nella
globalizzazione. I confini hanno smesso di essere nazionali molto tempo fa, non
sono più fatti di terra e sassi. Direi che non lo sono mai stati.
Gli uomini, esseri vivi che nascono e vivono in uno spazio comune - che è fatto di terra, certo, ma anche di pensiero, di dialogo, di cultura. Che è fatto di sentimenti ed emozioni.
Il
nostro mondo è fatto da noi ed esiste con noi.
La guerra accompagna l’uomo da
sempre, ma l’uomo decide di vederla e di indicarla col dito solo in certe
occasioni.
I crimini contro l’umanità, tribunali, leader che con espressioni di sorpresa proclamano il loro sdegno… e parlano, parlano, si riuniscono, vanno a consiglio… e la gente continua a morire, chi da una parte e chi dall’altra, in preda alle correnti.
Qualcuno lo
dica: la guerra piace e viene nutrita, lo strumento ottimale per favorire
interessi che sono sfuggiti di mano.
La domanda che aleggia è sempre la
stessa, da sempre per tutti: a chi giova, perché?
Persone che riescono a fuggire –
per dove, poi? – e altre che rimangono lì, nella terra, senza vita. Immagini che
fanno il giro del globo, rimbalzando tra gli schermi e i nostri neuroni,
riempiono occhi e orecchie, accompagnati dal suono delle sirene e dalle tante
parole. Immagini e suoni che abbiamo già visto, che alcuni di noi ricordano per
esperienza diretta.
Gli interessi degli uomini sono divenuti interessi altri, di altro, oltre. E l’uomo, che costruisce la guerra, la subisce impotente.
Creiamo per
distruggere e tornare a creare: viviamo in un circolo strano di azioni,
reazioni ed azioni contrarie. Esseri stupidi e brillanti, ottusamente piccoli. L’evoluzione
è solo un adattarsi.
La morte di un uomo è la fine di
un mondo – scriveva qualcuno – e la fine del mondo sta accadendo ogni giorno.
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