Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

venerdì 21 aprile 2017

Aprile


Una giornata di sole e una decina di ragazzi sorridenti: dal calendario ammicca la primavera, anche se le temperature si sono di colpo abbassate, ed io mi stringo dentro il golfino pesante in cui mi sono raccolta.

Sorrido alla mia giornata e a questa vita che torna a brillarmi sul viso. 
Ho nutrito il mio corpo con il riposo, e posato di nuovo i piedi sull'erba, sfiorata da petali bianchi, spinti dal vento e sparsi dovunque, nell'aria e sul terreno: sono i meli, che fioriscono all'unisono in questa terra che ne ospita tanti. Meli selvatici, che accenderanno le fronde con i colori rossi dei loro frutti, tra poco, e ieri, ed oggi ancora, nei miei occhi.

Immagini di un mondo che mi accoglie da sempre, coi suoi verdi e coi suoi gialli, irrorato dall'arietta leggera che mi scompiglia dispettosa i capelli: il cielo è ampio, percorso da nubi che lasciano scorgere il sole, tra macchie di azzurro e di grigio, oltre le vette smussate di montagne antiche, un po’ vestite e un po’ nude. 

Ero nel bosco, vicino ad un'antica costruzione di pietre: un tempo ci ha vissuto qualcuno, su questo piazzale coperto di fiori e di piante spontanee, tenuto ordinato dalle bocche affamate di vellosi animali.

 Proseguo curiosa, e risalgo un sentiero seminascosto, fino ad un boschetto in penombra, silenzioso e pieno di odori pungenti. Il piede calpesta qualcosa che scrocchia, e un battito forte di ali domina tutto l'ambiente: un corpo robusto, vestito di grigio e di nero, si innalza veloce spostando il cespuglio spinoso su cui stava aggrappato. Rimango un istante a guardarlo, rapita dal movimento di foglie che si propaga nell'intimo spazio. 

Procedo e intravedo un'altra radura: prati verdi inondati dal sole, nell'armonia acuta e incisiva di brevi cinguettii sconosciuti: sono i custodi del luogo, ma non riesco a vederli, confusi tra i rami e le foglie. 

Chiudo gli occhi e vorrei stendermi al suolo, dormire per ore e sognare di me, quaggiù, con la gioia che colma il mio piccolo cuore, inondata dal respiro del nostro pianeta.

Un suono che a volte ho oscurato con gravi pensieri.

Adesso una voce mi chiama, strattonandomi indietro, in un luogo diverso, in cui persone si incontrano e scontrano, mosse da fili non visti, dirette verso obbiettivi non troppo scoperti. 

Ieri ero lì, camminavo nei pressi di un fiume, affondando i miei passi in un molle gioco di fango e di acqua, con piccole vite scattanti nell'erba d'intorno, e lenti volatili in cielo, a segnare il passo con striduli suoni. 

E quel mondo è ancora con me, sia pure in un ambiente fittizio, fatto di voci e di suoni, di passi tra pavimenti e porte socchiuse. Qui solo braccia protese a toccare la roba di altri, e grida di persone arrabbiate, che si combattono aspre in disarmonico brutto accadere. 

Ma ho curato uno spazio vivace, di giovani e simpatiche vite, che come folletti del bosco sorridono a tutti, tirandosi scherzi giocosi e puliti.

Mi sposto tra loro, osservandoli con un certo piacere, e ripenso a quel boschetto privato, tra una radura ed un'altra, inondate di luce...