Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

martedì 26 novembre 2019

Il custode

La grande quercia che custodisce la mia casa da lassù, dalla sua alta postazione da cui domina il territorio che pure mi accoglie, oggi mi aiuta, invocata, a sostenere il peso della mia situazione. La ammiro nella sua fierezza, stabile nella sua scura corazza rugosa, fatta di scorza e di foglie, arricchita di ghiande, che elargisce con zelo nello spazio dintorno, e in questo posto quaggiù, ad offrire del brio a questi miei deboli passi.

 Mi sento fragile e piccola, e lei troneggia severa sopra di me, e col suo stare rimprovera la mia debolezza, e mi spinge ad avere un atteggiamento diverso. Lei ha lottato, per anni e per anni, quanti mai un uomo potrebbe eguagliare.

Ha resistito alle ingiurie del tempo e del cielo, sopravvissuta alla violenza dell'uomo e all'invadenza dei parassiti di varia natura.
 É lì, maestosa e ferma, con aspetto severo sembra rivolgersi alla mia persona, a suggerire che la forza é anche dentro di me: devo solo scoprirla e avere il coraggio di usarla.

Piango con gli occhi e con tutto il mio corpo, piango e cammino respirando il vento che, noncurante dei miei sentimenti, continua il suo viaggio, cosi come il sole e la luna, cosi come tutto ciò che incontro viaggiando.

Un passo e uno ancora, con moto pesante e aggravato: la vita continua mentre io resto indietro, piegata e sola, e mi sento una esclusa, e avrei voglia di urlare. Ma non ci riesco, obbligata a portare con me quel groppo pesante alla gola, resisto, e cerco conforto in quell'albero antico. Lo invoco e gli chiedo di darmi una mano, gli chiedo di trasmettere la forza che ha, gli chiedo di aiutarmi ad essere quercia.

E il freddo che é dentro di me sembra racchiuso e fermato, incapace di espandersi oltre. Riesco a star calma e a prestare il mio braccio a chi ora ne ha davvero bisogno ed e' parte di me, una parte così radicata.

Resisto e resto, ferma, circondata da suoni e colori, sferzata dalle pioggia copiose che insultano i rami e mi strappano via le foglie leggere. Anche io ora sono lassù, piantata sulla terra abitata, ben salda sulle forti radici.
Le fronde scomposte a riparare il tronco ferito, annidato nella ruvida scorza che mi protegge dalla violenza del mondo.




venerdì 8 novembre 2019

PROFUSIONE





É notte,  e ancora non riesco a dormire. 
Ho traversato il giorno senza mai sostare: ho cucinato, ordinato, camminato, sorriso e corrugato la fronte. Pensieri e dense emozioni hanno catturato la mia persona in alternanze corpose. 
E poi ho incontrato la sera, senza sapere come e nemmeno il perché. Ad un tratto il cielo si é scurito, ed i viali, dove più e dove meno, sono stati violati da fasci di luce severa.
La sera in una città, una tra le tante location in cui si svolge questa strana esistenza.

Da qualche mese io vivo in campagna. In una casetta circondata dai campi, custodita da antichissime querce, profumata da acacie spinose ed ornata da frutti selvatici. La notte i cinghiali raspano tra le fronde, scavando il terreno e solcando la quiete con i loro rumorosi sospiri. Di giorno stormi di uccelli attraversano il cielo lassù, e ghiande nutrite atterrano sul mattonato che costeggia il giardino. 
Timidi funghi si affacciano tra i folti germogli, ed un odore di terra matura mi inebria al mattino, quando il cielo si accende per gradi fino a mostrare, orgoglioso, l'incendio dell'alba.

 Così ha inizio la mia giornata. 

Spalanco le finestre e sorrido a tutta la vita che mi circonda: i custodi della mia nuova esistenza. 
Saluto il ciliegio, che ho liberato da quelle pungenti formiche e dalle liane asfissianti, annidate tra i rami e sul tronco rossastro; sorrido al bel fico, i cui rami nodosi strutturano la chioma complessa, così ampia, e si estendono giù verso me, come arti graziosi protesi ad accogliere la mia ammirazione; e poi omaggio la grande quercia che domina tutto, dalla sua alta postazione, con le foglie che brillano al mattino di una luce dorata, spioventi verso il basso e indisciplinate, come i riccioli lenti che mi cospargono il capo. 

In questo luogo, dovunque mi giro io vedo la vita: dal ragno che fila paziente, legando la sua piccola preda, all'animaletto ritroso, che si è infilato sul prato per mangiare i residui caduti dei frutti. Se ne stava immobile tra i fili verdi, guardandomi dal basso come a scusarsi, con i suoi occhioni luminosi e cerchiati di scuro... 
Osservo le api che si poggiano a terra per bere in una giornata di sole, ed il piccolo geco che ha scelto il  soffitto della mia cucina come ostello notturno.
Vedo la palma spintonata dal vento, e mi arrivano i versi del cavallo che vive oltre il muretto. Il vento e la pioggia, e quando arriva la nebbia, ad imbiancare lo spazio in maniera quasi uniforme, attutisce tutti i rumori e fa apparire tutto irreale.

 Respiro finalmente un'aria che a me si confà, intanto che guardo lontano, tra i campi e verso quel piccolo lago che riflette i colori del cielo, e mi dona una calma ancestrale. Indosso i miei scarponcini e mi addentro nel verde: raccolgo cicorie, foglie di salvia  e bacche odorose, e come un animale selvatico riempio la mia casa di questi bottini, li sistemo per fare colore, per nutrirmi e per scaldare il mio cuore. 

Adesso io vivo cosi, circondata da amici che non sanno tradire, che vivono solo se stessi curando anche me, offrendomi doni preziosi e contribuendo a creare l'ambiente in cui provo piacere. E mi confondo con loro, lisciandone i rigidi tronchi, carezzando le foglie nervose, assorbita dal naturale andamento, un po' lento, armonioso e sorprendentemente accogliente. 

In estate ho levato gli spini che oscuravano il sole e raccolto i frutti succosi che mi si offriva dai rami.  E adesso che é autunno osservo le foglie cadere, arrugginite e indurite, che strisciano via sul terreno a causa del vento. I tronchi rimangono spogli e si espongono fieri nella propria maestà. 
Mi piace osservarli, con tutte le loro ferite, mi piace toccarli e provare quella forte emozione che mi si gonfia nel petto  e che sale più su, verso l'alto. 

Loro sono dei veri guerrieri: difendono la propria esistenza intanto che il mondo gli cambia d'intorno. Si piegano un po', cercano il sole e frugano in basso, in cerca del nutrimento migliore, ma rimangono fermi, tra il cielo e la terra, piantati in un mondo che cambia e si espande con arroganza impietosa. 

Chi di loro é capace resiste, si adatta e diviene più forte e più bello. Un po', forse, come accade a noialtri....