Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

martedì 24 gennaio 2017

Beh


C'era una volta una pecora verde: era piccina, grassoccia e molto lanosa. E aveva il pelo verde. Le piaceva brucare in terre libere, e non temeva nessuno. Anzi, era aperta verso tutto ciò che incontrava e provava piacere nel vedere altri viventi muoversi intorno. Un viaggio solitario, il suo, ricco di incontri, più o meno fugaci. Zampetta dietro zampetta, e poi ancora, e ancora...Un po’ lenta e un po’ lesta, di umore incostante...

Beh, la vita non è poi così male - pensava  trotterellando dentro e fuori dal fragoroso ruscello: vedeva le trote veloci gareggiare tra loro nelle vesti eleganti, ornate di oro e di rosso, come piccole pietre preziose poggiate sul dorso, illuminare la scanzonata sfilata di fantastiche ombre veloci, proprio come evanescenti pensieri.

Ma poi ogni tanto pioveva, e le sue zampe imbrattate dal denso fetido fango in cui le toccava affondare, rendevano duro il suo viaggio. E lo rendevano brutto, brutto e crudele. Allora, tra i brividi e il peso che la lana bagnata riversava sul suo piccolo dorso, tra i tanti gravosi sospiri, il mondo perdeva la sua luce fatata: la vita è pesante - belava - piena di orribili prove, e io mi ci trovo dentro, senza averlo mai chiesto a nessuno...  Il lungo musetto rosa pendeva verso il basso, sempre più giù, e non aveva più occhi per guardarsi d'intorno: tutto era lotta, era sforzo, una enorme infinita fatica.  Una enorme inconsolabile triste emozione... Tristezza e tanta fatica.

In quelle parentesi grigie sembrava adombrarsi anche il colore del suo morbido vello, che pure sapeva donarle, nei momenti migliori, una fiera alterigia.
 Lo stesso colore, così le piaceva pensare, delle ali dei piccolissimi insetti che, quando in estate lei correva tra i prati, le saltavano via allegramente tra uno zoccolo e l'altro, omaggiandola di colorata allegria. Un po’ verde, un po’ blu.... Certuni eran anche rubizzi! 

Oh, quanto le piaceva quel gioco, e correva qua e là, agitando un tripudio di colori nell'aria, che la occupavano in sciami, e poi tornavano giù, tra le foglie, pronti a venir fuori di nuovo al prossimo gesto. I grilli, che cantano tutta la notte, e addolciscono la malinconia che l'immenso cielo stellato, a volte, accende in sordina, con la delicatezza sottile di un elegante ladro notturno.

Una volta dei bimbi l'avevano incontrata per caso, mentre curiosava in giro tra le valli della zona, e ne avevano talmente elogiato il colore... Un colore fantastico - dicevano -, e lei ne rimase colpita. 

Aveva a lungo creduto di essere strana, con un certo chissà tra i riccioli indomiti che le vestivano il corpo, come una brutta malìa capitatole addosso, senza un chiaro motivo. Se ne andava pertanto da sola tra i prati, esplorando le terre che riusciva a raggiungere, intraviste per caso e per caso raggiunte, in quello spazio variabile e pieno di forme.

 Ma poi, questa assonanza con i prati che le carezzavano, profumandolo, il muso, la fece sentire speciale, e ogni suo ricciolo vibrava di esuberante euforia. Un poco vanesia, aveva pertanto apprezzato quegli occhietti vivaci ed il piacevole stupore trasmesso.

 Pecorilla, Pecorilla - ripetevano ancora le acute vocette - corri con noi... E le porgevano fiori appena raccolti per lei, di colori e misure diverse, accostando a quei gesti gentili spontanee e allegre risate. 

Era bello quel suono, evocava la fresca cascata che una volta l'aveva colpita a sorpresa, mentre sbucava da un pertugio, tra le rocce che stava esplorando. Era freddo in quel luogo, e umido, ma vibrava imperioso un fragore costante, grave e robusto, sempre più forte man mano che lei pestava la terra franosa... Finché, la sorpresa: un gelido getto le punse la groppa, e per un po’, forse, la offese. Ma, lesto, il fresco elemento si riversò su di lei, donando ristoro alle zampe accaldate, e sbuffandole addosso il profumo di menta che, tanta, sbocciava su steli lunghissimi e folti là intorno. 

E s'avvide, d'un tratto, del dono che le era stato elargito dall'incontro con lo strano informe e veloce vivente: il suo pelo era diventato cangiante.

 Il vigore di quella mano invisibile aveva raschiato via dal suo corpo le erbacce e le spine, aveva fatto volare via quegli odiosi semini appiccicosi di certe orribili piante selvagge, e le aveva mostrato che veste preziosa avesse da sempre condotto con sé.  Si specchiava sorpresa nell'acqua raccolta intorno al suo piccolo corpo ricciuto, e accoglieva da dentro il tepore del sole accecante, che brillava sull'acqua, in certi punti soltanto.

Pecorilla, Pecorilla, gioca con noi... Correvano insieme, quei corpi diversi, ognuno a suo modo, ma con la stessa gioia vivace accesa dal sole e dal terreno odoroso, punticchiato da mille colori e da strani viventi che volavano bassi, saltavano gai e strisciavano a scatti, nascosti nell'erba un po’ alta e un po’ rada.

Una piccola pecora verde, ed alcuni bambini dall'età indefinita.

























mercoledì 18 gennaio 2017

Titani



E' l'una di notte e fa freddo. In questi giorni le temperature sono calate in tutto il paese, e quando cammino per strada, nonostante i numerosi strati di lana, il cappello e la sciarpa lunghissima, avvolta e riavvolta intorno al collo fino a coprirmi la bocca, l'aria che respiro arriva a gelarmi la testa: sento come una lama posizionata nel cranio, dentro la fronte.

Rifletto sul fastidio che provoca il freddo, e so già che non sto pensando al disagio climatico. Leggo sul web le notizie e i relativi commenti, leggo i post di bloggers che seguo, vedo immagini devastanti di un pianeta che non rispetta se stesso: nel piccolo e nel grande. I migranti; i muri difensivi che offendono chi li erige e chi rimane dall'altra parte; omicidi di varia natura; attentati; guerre tra clan... Odio e violenza allagati dall'acqua di ghiacciai che si sciolgono con una rapidità spaventosa; specie animali che si estinguono a causa dell'ignoranza, dell'egoismo infantile e degli abusi di questi viventi che hanno perduto la bussola.

Ma ha senso definire viventi coloro che distruggono ciò che ne garantisce l'esistenza? 

Sembra un paradosso, come le scale di Escher, che salgono e scendono al contempo, in maniera impossibile. Cancelliamo il respiro del mondo inseguendo illusioni vanesie di potenza e maestà: il potere, la gloria, l'onore... "Che le generazioni future parlino ancora di me, nel bene o nel male!"

Li abbiamo chiamati eroi, imperatori, assassini, li abbiamo dichiarati pazzi o superbi, magnifici e infami, li abbiamo comunque ammirati: i mostri del bene e del male. Li abbiamo messi lì, in alto, distaccati dal reale, in una improbabile storia che sa di leggenda e di forzatura studiata, e poi li abbiamo amati e temuti, e abbiamo insegnato a chi ci ha seguito a farlo a sua volta, in un modo o in un altro. Erano dei, erano re. Erano tiranni. Ma li abbiamo ammirati e serviti, nel timore che in noi suscitavano. 

Abbiamo peccato, insegnando a chiunque che l'autorità è la forza, e che il dolore, quello è solo un effetto secondario, necessario e discutibile. Roba da donne.

Il freddo fa male, allo spirito e al corpo. E da sempre è in agguato e ci morde. Siamo tanti e bastano piccoli gesti da parte di ognuno per scaldare un pò l'aria, quel poco che riesce a generare un sorriso. Bisognerebbe iniziare a guardare chi abbiamo davanti e domandarci se, in fondo, con quel suo silenzio rappreso, non stia dicendoci proprio qualcosa.

 Dov'è finita la volontà di osservare?
 Corriamo, da un'azione ad un'altra, in gara con la morte e con la velocità ossessiva del fare. 

Serve una tregua col mondo, una  breve cesura fuori dal tempo per poterlo davvero incontrare, e lasciare che in esso si imprima infine il respiro di una persona che vive. Non vediamo noi stessi con gli altri e quindi non vediamo più nulla.

 Non possiamo capire che il freddo è generato e diffuso anche da noi.

Abbiamo perso il contatto col mare e col cielo, non tocchiamo la terra e non respiriamo la luce: corriamo e facciamo, sterilizziamo il pensiero e lasciamo ingannare le nostre persone da canali artefatti, già pronti, costruiti apposta per noi.

Ci è stato insegnato a ubbidire e a bere nutrimento già pronto. Se pensi sei matto, se chiedi sei strano, se soffri sei solo un pò fragile... Magari sei gay! Impariamo a descrivere il mondo secondo espressioni forzate che, poi, ci restano dentro e manomettono la nostra visione dell'altro.

Non è un femminicidio: hanno ucciso una donna! Non è un omofobico, ma un uomo che ha differenti orientamenti sessuali. Non sono strana: sono una persona con la sua naturalissima peculiarità. Non è solo: è solamente se stesso, e incontra gli altri dall'interno della propria persona...



Un pò mi dispiace ma non me ne scuso comunque: volevo comporre una festa, avevo intenzione di aggiungere una pagina allegra a questo mio piccolo spazio aperto sul mondo, ma non ce la faccio, non questa notte. Fa freddo, e questo freddo mi sta gelando i pensieri...





venerdì 13 gennaio 2017

interblogging: citando le citazioni...


Lo so: è di faticosa esperienza leggere qualcuno che scrive per rispondere ad altri che cita…  Ma non posso esimermi dal sottoporre - a chi vorrà leggerlo - il brano qui sotto riportato. Si tratta di un'attenta e ricca analisi della dinamica di un gioco che si gioca nello sfondo di un altro gioco: parliamo, come sempre, di umanità, ma stavolta ci arriviamo presentando una presentazione di un famoso giocatore di scacchi...

Quindi, a chi si fosse lasciato incuriosire da questa mia breve premessa, suggerisco di prendersi un pò di tempo per sè, di inserire il jack delle cuffie nell'apposito spazio dedicato sul device in uso, di osservare attentamente le immagini che incontrerà, e di contribuire - sempre se ne avesse voglia - al dialogo in corso nei commenti.

E allora, prego: cliccate qui, e che il gioco abbia inizio!

Buona lettura...
Marina







sabato 7 gennaio 2017

Shhhhht!



Se sei nel dubbio non parlare. Se stai male non dirlo.
Se hai voglia di urlare, tienilo per te.
Se vedi qualcosa di sconveniente, fingi che non sia nulla.
Se sai che quello che accade è solo finzione, recita la parte che ti hanno assegnato e vai avanti.
Se proprio non ti piace... Non è che devi per forza sentirlo da dentro! 

Non arricciare il viso e non sgranare gli occhi per la sorpresa, rallenta il ritmo del tuo respiro e cammina. In modo sereno.
Anche se non va, se è falso e odioso e brutto, moralmente brutto, devi passarci attraverso, e percorrerlo fino ad uscirne. Il passaggio è obbligato: turati il naso e procedi. 

Ciò che vedi non conviene vederlo, le tue domande attivano il sospetto e nutrono l'accusa: se non ne parli, non lo pensi, e così magari nemmeno esiste più.

Non dire una parola. Salva la tua immagine e cammina. Senza pausa. La sponda è di là.

Lo dicono in tanti, qui lo dicono tutti: il silenzio è d'oro.
Come le tarme in una bara di legno: scavano tunnel in compagnia di una cecità funzionale. Tutti là dentro, tutti da soli: automi nel buio.

La paura è la gabbia che chiude la mente e paralizza la vita.

Serve l'azione diversa, urge la smorfia che ti spinge ad urlare: la vita è il suo suono, come il ruggito del mare, ed è azione: gli artigli rinchiusi sulla preda afferrata, tra le forti correnti nel cielo: azzurro, pieno di nubi, o infuocato dal sole.

Arriva al mio cuore il profumo dei prati, e le note sofferte di una vita che mette in gioco se stessa.

Il silenzio e' d'oro ma il respiro vale molto di più.











lunedì 2 gennaio 2017

Lunga vita!





31 dicembre: persone scrivono messaggi, dita veloci in cerca di emoticons, di frasi ad effetto e filmatini graziosi o buffi da condividere. In pochi utilizzano ancora il telefono per rinnovare l'infinito rituale: auguri, buon anno!

… Ora si utilizzano i social. Tutto più  divertente e meno impegnativo. Un  sistema furbo, che permette di adempiere allo strano dovere restando al coperto, e chiudendola in fretta. O allungandola un pò, secondo quanto si ha voglia di fare, ovviamente.

La fine dell'anno e l'inizio del nuovo.

Sarà migliore, sarà importante, deve esserlo…  E giù musichine e pupazzetti danzanti... Ci vediamo nel nuovo anno... AUGURIIII!
Coriandoli e stelline, immagini di bicchieri lunghi che si sfiorano nella promessa di un brindisi allegro, e di un prossimo incontro.

Sembriamo tutti impazziti, incastrati in questo reiterato spettacolo strano.
Ci rivedremo domani e sarà solo un altro mattino, succeduto a una notte di festa, a cui seguiranno ulteriori giornate...

La fine di un anno: ne abbiamo bisogno; spezzettiamo gli eventi, inseriamo cesure per poterli osservare da fuori: è successo una volta, è altro da me. 

Un periodo è finito, lo abbiamo ucciso "coi botti", esorcizzato con la risate e la musica, e i vestiti eleganti. Il conto alla rovescia e inizia una nuova realtà. 

Il nuovo anno.

Un pò meschini nell'ingannare noi stessi, complici dei nostri timori e della fragilità che non sappiamo accettare.
Sappiamo che è un falso, ma contribuiamo a crearlo, ogni volta di nuovo, il 31 dicembre.

Me ne rimango in disparte: ho già festeggiato. Lo faccio ogni giorno. Festeggio il presente, con quello che sono, impegnata ad impastare gli eventi e a scovare occasioni migliori.

Sono qui che respiro insieme con gli altri, in una vita che non ha interruzioni. Non c'è un prima nè un dopo: la porta è già aperta su uno spazio che può portarci dovunque.

Basta solo percorrerlo, un passo e poi un altro, con andatura leggera...