Un tributo ad un Amico che, osservando la natura, si interrogava sull’Eternità. Questo dialogo lo ha
scritto lui prima di lasciarci.
Ciao Daniele.
F- Papà, oggi dove andiamo?
P- Scegli tu oggi, è domenica e il calcio è stato sospeso.
F- Papà per te la partita è la cosa più importante?
P- Beh...No! Insomma… Un pochino importante.
F- Andiamo nel bosco?
P- Nel bosco? A fare che?
F- Ti posso fare una domanda, pà?
P- Si certo.
F- Ci sono o sono mai esistiti alberi che non muoiono mai?
P- Ma che domande fai? Tutti gli esseri viventi, ad un certo
punto muoiono, alberi compresi.
F- Sei sicuro pà? Nell’Eden Dio creò l’Albero della Vita;
non solo, “fece crescere ogni albero desiderabile alla vista e buono come il
cibo”. Sembra che Dio non abbia “seminato o piantato” questi alberi speciali ma
li abbia fatti nascere così.
P- E allora?
f- pà, mi domando se questi alberi, specie quello della
vita, che sono parola di Dio, e quindi eterni, non possono morire.
P- Forse è meglio cambiare discorso…
F- No pà, pensa un po’ ai semi di un albero eterno; cosa
nascerà da questi semi? Un altro albero eterno?
P- Non saprei, forse sì.
F- Sai che guaio: ad un certo punto non ci sarà più posto
per un albero e i semi, che germinano alberi immortali, non avranno più spazio
e cominceranno ad ammucchiarsi fino a coprire tutto l’Eden.
P- Che vuoi dire?
F- Pensa: se Adamo non avesse mangiato il frutto dell’albero
del bene e del male noi vivremmo ancora del Eden che sarebbe, dopo tanti
millenni, sovrappopolato di esseri immortali, alberi immortali… anche animali?
Come potresti farti una costoletta alla brace di un maialetto immortale? Pare
che nell’Eden tutti fossero vegetariani, potendo solo mangiare i frutti degli
alberi. Una bella palla, pà.
P- Mi sa che tu ti crei dei ragionamenti paradossali.
F- Dimostramelo!
P- Facile! Ci sei mai stata nel Paradiso Terrestre?
F- No papà, ma se oggi andiamo a passeggiare nel bosco,
forse, potremo vedere l’eternità.
P- Ma che dici! Eternità è una parola astratta.
F- No pà, quando vedi una piantina che nasce, lì c’è la
vita; quando osservi un albero, lì c’è la vita; quando l’albero finisce il suo
ciclo e si secca, un altro albero sarà nato e cresciuto. La piantina e l’albero
non sono nomi astratti. Quando sono vivi prendono in prestito un pezzetto di
eternità. Quando il tronco cade le formiche ne fanno la loro casa, e i funghi
lo trasformano in fertile humus che nutre un nuovo albero.
Papà c’è la partita in differita. Accendo la TV?
P- Mettiti gli scarponi che andiamo nel bosco.
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NEL BOSCO
F- Pà quale è la parte più vitale dell’albero? [1]
P- Non lo so, non sono un botanico. Distinguo a malapena la
quercia dal limone. Figurati se so queste cose.
F- Ti dico questo e poi passeggiamo in silenzio. Nei sistemi
come Android, l’utente che ha il privilegio di “root” (radice) può modificare
liberamente qualsiasi restrizione imposta dal sistema, può aumentare la durata
della batteria, disabilitare i tracciamenti in back ground, installare
applicazioni non certificate, modificare dati di sistema nascosti e
inaccessibili…
Essere “radice” ti consente pure di cambiare tutto il
sistema del tuo smartphone con delle versioni modificate.
Metti che il tuo
smartphone diventa un “mattoncino”… se sei “root” lo puoi ripristinare. Tante
cose insomma.
Allo stesso modo, se un uliveto è distrutto da un incendio
non è detto che muoia: le radici non muoiono, e dopo un po’ vedi che nasce un
nuovo ramoscello. La chioma, i rami, il tronco sono diventati cenere, le radici
no. La cenere è un buon nutrimento per le radici, e l’ulivo rinasce dalle
ceneri come l’Araba Fenice.
P- Passeggiamo.
F- Attento a non smuovere troppo le foglie secche che lì
sotto ci sono le ife.
P- Le… che???
F- Vuoi che mi sintonizzo sulle partite pà? No! Qui non c’è campo.
P- Parlami delle ife e dimmi pure come si cucinano…
F- Forse è meglio che ti colleghi al sito di “Plant For The Planet”,
così cominci a capire bene gli alberi e i loro amici sotterranei.
P- E poi?
F- “Plant For The Planet” è stata fondata da un bambino che,
come me, ama gli alberi e i suoi abitanti. Noi bambini ne sappiamo molto di
queste cose, e possiamo insegnarle dal vivo passeggiando nei boschi. Anche i
grandi, quelli esperti di ecologia, botanica, di foreste e boschi insomma,
quando spiegano, spesso, lo fanno in modalità “bambino”, nell’innocenza di
occhi che vedono la luce della chioma degli alberi. Pà, hai notato come erano
luminose le foglie di quella quercia? Dovresti vederle di notte, quando
emettono piccoli punti luminosi. Ci vuole occhio però.
P- Quando la prossima?
F- Domenica pomeriggio, quando farai a meno della partita.
P- Argomento?
F- Sul Linguaggio Scientifico, come ce lo
spiega Peter Wohlleben
nel capitolo 17 del suo libro “La Rete Invisibile Della
Natura”: compralo e studialo. Noi bambini spieghiamo come ci
dice di fare Peter. Curioso, eh?
“Per me è più importante che
comprendiate emozionalmente lo stato delle cose, così da farvi vivere
un’esperienza della natura completa dal punto di vista sensoriale. Perché solo
in questo modo posso trasmettervi la gioia che riescono a darci le altre
creature e i loro segreti.” (Peter Wohlleben)
[1] Qualcuno potrebbe dire che sia la parte
apicale (apice vegetativo), ma anche le radici hanno il loro apice radicale
ipogeo.
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