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Buona lettura!

lunedì 23 gennaio 2023

E vogliamo fermare il femminicidio?

 

Ho avviato l’auto, come ogni mattina, per andare a lavoro, ho guardato flebili fiocchi di neve poggiarsi sul vetro e decorarlo con disegni ipnotici, frastagliati. Un breve momento, prima che il sottile braccio del tergicristallo portasse via tutto.

Il cielo bianco, il freddo intenso, i miei occhiali che si appannavano, in attesa che il motore consentisse all’abitacolo di assumere una temperatura accettabile.

Una giornata fredda, a seguito di una notta ancora più fredda, che mi ha gelato il cuore e i pensieri.

Ieri sera la chiamata di una conoscente: mi chiedeva di andare a prenderla alla stazione del treno. Mi sono mossa subito, aggravata dal sonno, chiedendomi perché, alle dieci di sera, di domenica, quella donna si trovasse da sola su un treno. Madre e moglie, tre bambini in casa. 

La vedo arrivare lenta, con andamento stanco. Apro lo sportello e la vedo piangere, lo spingo verso l’esterno per farla entrare e mi dice che il marito è ubriaco e ce l’ha con lei, che l’ha insultata con violenza, che è già successo ed è stanca, e ha paura. La porto davanti alla sua abitazione, e poi arriva lui.

Incontro una persona totalmente diversa da quell’uomo mite e gentile, sempre disponibile, che conosco da qualche anno: mi si para davanti una furia, il forte odore di alcool, urla con il corpo e con la voce; mi fronteggia, ha lo sguardo fisso su di me mentre chiede di chi sia la colpa. Parole prive di senso, il suo corpo è teso e scattante, e continua a venirmi addosso. 

Potrebbe darmi una spinta, potrebbe toccarmi, intanto che indietreggio e cerco di farlo ragionare con la voce calma che cerco di far risultare ferma. Ora ho paura anche io.

La esorto a chiamare i carabinieri mentre lo trattengo per guadagnare tempo. Ora lui se la prende con me, urla e minaccia… Non so come, riesco a chiamare un amico al telefono gridando che è urgente, che mi stanno mettendo le mani addosso. 

Il tempo si dilata e si ferma. Il buio, quella furia e io che cerco di tenere la giusta distanza tra noi; mi sposto, indietreggio, gli parlo guardandomi intorno. I suoi occhi spalancati sui miei: non mi vede. Un’esperienza già vissuta in un tempo lontano: l’aggressione da parte di un uomo altrettanto fuori di testa. Quella volta, però ero sola, e una sua distrazione mi ha permesso di darmela a gambe.

Di nuovo a cercare soluzioni in una situazione disperata. L’amico è arrivato, e poi i carabinieri, in coppia, le mani sulla pistola. Stavolta non sono sola, ne usciremo.

Urla, pugni sui muri, salti, parole, lacrime, la donna barricata nella mia auto, i bambini usciti di casa, la ragazzina che si stringe a me senza dire una parola. Poi i carabinieri, altre parole, la comprensione, il dispiacere, il freddo sempre più intenso e i pensieri.

 Li abbiamo visti entrare in casa con loro, invitandoli a calmarsi entrambi, che siccome non è stata data violenza FISICA, non è possibile fare altro. Li abbiamo lasciati lì, nella notte, nel freddo, con tre ragazzini spaventati. Violenza fisica??

La Giustizia non può proteggere nessuno: mandano due uomini a tentare di far ragionare un uomo che la ragione l’ha persa, a supporto di una donna terrorizzata. 

Mi sono tirata dietro la porta di casa e ho tirato il chiavistello: i pensieri si sono ammassati furiosi, come il vento gelido che fischia dietro i vetri. Una storia già sentita: finché non sei stata picchiata nessuno può intervenire. Le minacce, le urla, la violenza NON FISICA non conta perché non è violenza: è solo rumore. 

Propaganda, ci riempiono di parole e di slogan, è tutto un parlare di femminicidio e di violenza sulle donne…Poi accade qualcosa, e chi è chiamato a intervenire ha le mani legate.

E gli esseri umani: persone che si trasformano, che non riconosci. La persona più mite diventa un pericolo, ti minaccia. Tutto in movimento, tutto senza controllo. Viviamo in un mondo così. Una bambina che ti si stringe contro, affonda il viso sul tuo petto e non parla. E tu dici parole che non riesci a sentire, che non sai da dove vengono, e vuoi solo che sparisca tutto questo e che quelle piccole orecchie, che cerchi di chiudere con le mani gelate, non sentano.

Ma non puoi cancellare gli eventi. Le situazioni accadono, lo ripete continuamente un amico, accadono e tu puoi solo viverle, e devi prenderne atto.

Siamo umani, siamo fragili e siamo tutti continuamente sotto pressione. Dobbiamo aiutarci, dobbiamo capirci – soprattutto – abbiamo il dovere morale di ascoltarci.






 

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