La pioggerella scende gentile, il ticchettio sul selciato, affonda sul prato, e
solletica l’olfatto insonnolito. È notte, in questa casa silenziosa e
accogliente, accompagnata dalla luce azzurra che fa capolino dai vetri aperti,
nella stanza in cui riposo. Il corpo pigramente disteso, la mente all'erta, si
estende oltre l'ambiente e la nebbia, oltre il cielo, che mi copre a protezione
del mondo in cui agisco.
Là fuori fischiano animali notturni, protetti dal buio
e dalle fronde smosse dal vento e dall'acqua, redarguite, così pare, dal
brontolio delle nubi che scivolano svelte, rincorrendosi indifferenti a quanto
accade quaggiù.
Sono in ascolto, i miei sensi accesi, e con animo incerto rivivo momenti della giornata trascorsa: volti amici, sorrisi spontanei e tensioni male occultate. Le loro e le mie.
La percezione del corpo che si muove nell'aria, il
ritmo dei passi, e lo sforzo nel raggiungere un punto, una idea. Il tentativo
di trasmettere immagini attraverso la mente e le azioni.
Lo sguardo dell'anima e quello del corpo si uniscono in una danza complessa,
tra presente e passato, dal cielo diurno a questa notte ovattata, percorsa dai
suoni che amo.
I rami del fico antico, davanti alla porta di casa, si tendono liberi verso l'alto, sembra che pregano, a ringraziare il cielo per tutta quest’acqua che scende e va giù, a nutrire le radici nodose, dalle quali escono rami ulteriori, nuovi individui di una esistenza comune.
Pioggerella gentile, tra le fronde e la terra, sospinta dal vento festoso e potente, entri nei miei pensieri, e decori di gioia le mie sensazioni. Sono qui che vivo, io che un giorno credevo di non esserci più, di non esserci forse mai stata.
Respiro e mi sento le membra, e mi accorgo di quanto mi tocca d'intorno, come l'acqua del mare che carezza la pelle del corpo che vi nuota dentro, che si muove con lei. Una notte indivisa dal giorno e dai giorni passati e a venire, e dalle mille notti che ancora verranno, con i loro doni, preziosi barlumi di una luce delicata e continua, che vuole essere colta e che pure, a volte, sembra ritrarsi.
Mi giro su un fianco per udire quel coro da un’angolazione diversa: l'acqua ora scende più intensa, sembra una giovane donna che domina il suolo incedendo con vesti fruscianti, attirando su di sé l'attenzione di molti.
La magia di un opale luminescente, di un affilato cristallo dalle
insolite forme e dai colori brillanti, rintanato nella grigia e monotona scorza
di un semplice sasso: è sufficiente osservare, basterebbe ascoltare,
allungare le dita e fare silenzio, per cogliere il respiro del mondo. Le gocce
infinite scendono in terra più intense, come un applauso a queste mie riflessioni per lo spettacolo grande della nostra esistenza.
La storia si fa col presente, recando con sé le radici di un sogno comune,
vissuto da ogni piccola e unica forza: la nostra coscienza e la forza del
mondo. Miriadi di fili preziosi intessuti tra loro in sorprendente
armonia.
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