Passi gravi
su questa terribile terra, per sentieri complessi e scarsamente esibiti. Passi
veloci e poi lenti, incerti e di nuovo sicuri. Il movimento mi radica a terra
ma spinge le membra scomposte nell’aria, ad occupare lo spazio nel quale mi muovo.
Esisto e ci sono, per scoprire e scoprirmi, laddove
nulla è già noto e molto è di già vissuto. Rileggo pagine care, che suonano
oggi con note diverse; osservo espressioni incomprese, forzando la mia
percezione. Elaboro, discuto, provo a girare e rigirarne di nuovo il verso...
Io muto. Da giorni, da mesi, da ore.
Muta anche il suono della mia voce, oggi lontano rispetto a quello di ieri. Mi perdo e proseguo, e così vivo la nuova certezza: esisto se cambio. Vorrei fermarmi a pensare, a ordinare, a capire, ma davvero non posso.
Divoro ogni atomo di quanto mi arriva e ancora subisco la sete e la fame, e
vado oltre nel tempo, che ha smesso di essere per farsi, alla fine, esistenza
corposa.
Emozioni che
turbano, che entrano e poi scivolano via. Ricordo le fitte, rivedo le lacrime,
il caldo ed il freddo, la vicinanza di un corpo, ed il vento, e i passi sul
suolo, la sabbia chiara e l’azzurro del cielo. La musica del mare che avvolge,
potente e ostinata.
Sedotta dal
cielo e dal mare, come in un ventre accogliente, piango di gioia e di qualcosa
che non so definire.
Vivo da giorni in uno stato confuso e brillante: sembra che gli occhi vedano meglio, e la voce che esce sicura, articolando parole che tagliano netti i pensieri, lanciandoli fuori. Fulmini in cielo, luminosi e veloci, distanti da chi mi circonda.
Assisto al rumore del mondo senza sapere se è sano o se è solo il
prodotto della mia follia.
Procedo, tra l’onda e la sua schiuma, e ne arriva subito un’altra, che porta la sabbia rasposa e gusci vuoti perduti nel mare. Il sole brilla su tutto, splendendo sulle gocce di limpida acqua che è fredda, e mi fa aggrinzire la pelle.
Voci confuse
dal passato entrano ed escono a levigarmi la mente, volti perduti a me cari,
lontani e presenti: la vita nell’anima, la porto con me in esplorazione pel
mondo.
Rimangono
impronte sulla sabbia bagnata, a breve coperte dalla prossima ondata. Cambia di
nuovo la scena: così la mia vita, e l’anima strana che porta il mio nome.
Persone amiche cercano me, ed io non riesco ad afferrarne le mani…Cammino e procedo, coi loro volti nel cuore, verso ciò che ancora non so.
Occhi sgranati nell’aria,
a bere i colori, a giocare con tutto, protesa in avanti, trattenuta da quanto
rimane lì dietro.
Un misto di gioia e tristezza, intanto che
accado.
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