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Buona lettura!

mercoledì 18 maggio 2022

La capacità di sorridere



 Gli esseri umani sono oggetto, da tempo, di bizzare e discutibili definizioni ad opera di filosofi, scienziati e studiosi di ogni sorta, frequentemente citati e spesso in maniera impropria: gli uomini sono lupo ai loro simili; sono esseri sociali; gli uomini sono individui fragili; non si può parlare di individui ma di connessione reticolare; enti tra gli enti o soggetti produttivi; evocatori di senso...e chi più ne ha più ne metta. 

Quando ragiono con qualcuno ho l'abitudine di farlo riflettendo sulla mia propria esperienza: come altri, infatti, mi interrogo sul senso della vita, cercando di coglierne i fili sottili.

L'essere umano mi attrae e mi incuriosisce nei suoi molteplici aspetti che, francamente, non esauriscono alcuna delle definizioni diffuse. Una cosa però l'ho colta: ci appartiene una strana realtà, che sa spingerci oltre l'oggetto materico fino ad entrare nell'altrui intimità. C'è chi parla di anima, di intuizione, di empatia e campo semantico…una forza comunque che inibiamo da soli schierandoci a frotte nel confortante (per alcuni) terreno della sovrana Ragione. E questa tiranna ci illude, con regole e vari principi - per altro, fornite da altri par nostro - di riuscire a venire a capo di tutto.

 Noi, che nulla riusciamo davvero a tenere, vediamo dissolversi spesso convinzioni accanite, come granelli di sabbia in discesa tra le dita impotenti.

 Ignorare una tale premessa ci spinge a comportamenti ed azioni nefaste - per noi e per chi ci sta accanto.  

L'esperienza ci pone in relazione continua con altro e con altri, e qui vengono il bello ed il brutto, qui inizia la parte più dura: parti a confronto che vanno dovunque, gravate da insegnamenti pregressi e da esperienze di vita. Non enti chiusi e ben definiti, ma potenzialità in trasformazione continua, con il potere di dare e di prendere, ed anche quello di imporsi.  

C'è chi ascolta, chi chiede e chi dice. E poi c'è chi se ne rimane in disparte, rimugina e poi, magari, a sua volta si espone: é la danza di un fare che é l'agire comune. Qui si apre un mondo che riflette tutti gli strati dell'arcobaleno, in ogni sfumatura possibile.

Agire comune in un mondo condiviso, spesso però in modalità ottusa e perentoria: ognuno per sé, verso obiettivi, anche fugaci, che sembrano a volte oscurare il contesto. 

Ecco che quindi chi si riunisce per godere un po' di amicizia finisce per perderla, in virtù del rispetto di azioni avviate e di regole a ciò inizialmente conformi. Le regole, questo conta...e l'uomo che arriva si adatta! Costoro non sanno vedere né udire il gioco sociale più serio, dalle forme mutevoli, che chiede adattamento al momento. Non sanno cogliere, purtroppo, lo sguardo dell'altro, e l'appello di chi si presenta senza troppe parole.

La bella rotondità dell'uovo si rompe e ne fuoriesce il contenuto prezioso: disperso e buttato via scioccamente.

L'incanto è perduto, e una pioggia di stereotipi e sciocche parole rivelano l'egoismo di approcci limitati e violenti, fino alle offese e alle uscite di scena.

Che dire, signori, se non che l'uomo, la bellezza, non sa proprio goderla, e ancor meno sa tenerla con sé. 

Essa accade, magicamente, da sé, ma il rigidismo di visioni oscurate si fa artefice dell'incombenza del buio.

 La capacità di sorridere, signori miei, è davvero appannaggio di pochi...




 








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