Qualche mese fa, durante una conversazione, mi sono
appuntata il titolo di un libro che Paolo Stella mi ha detto di aver scritto.
Paolo è un “architetto giocoso” per propria definizione e per effetto fattivo:
egli gioca con le forme affinché chi le fruisce possa seriamente divertirsi.
L’assunto di base è che un mondo in cui le persone sorridono è un mondo
certamente piacevole. Un artista umano, Stella, che disegna e modella per
l’uomo.
Il titolo del libro rievoca il gioco degli enigmi e il mondo
delle piante: due temi a me molto cari… Potevo forse esimermi? Le dita sulla
tastiera: “Incursioni di Enigmistica botanica”; mi imbatto in una casa editrice
a me finora sconosciuta, la Bookabook,
e ne scopro la politica leggendone la presentazione nel sito. In breve, la
trovo giusta e premiante, e vi racconto perché.
Se la redazione ritiene di interesse il lavoro proposto,
definisce un tempo massimo e un numero minimo di copie da vendere (prenotabili
anticipandone il costo tramite Crownfounding): chi è interessato a possederne
una copia sarà motivato anche a diffonderne l’interesse e a pubblicizzarne
l’acquisto, ampliando l’orizzonte di visibilità dell’autore, del testo e della
casa editrice.
L’interesse diviene sociale laddove prende le mosse da un
egoismo sano. E così ho fatto anche io finché, con grande soddisfazione, dopo
un paio di mesi, un messaggio nella casella di posta elettronica mi ha esortata
a scaricare il libro acquistato. Testo che oggi circola liberamente in
libreria.
Di contro, dove l’esperimento dovesse fallire, l’autore torna
in possesso del suo scritto e può tranquillamente proporlo in altri canali,
mentre l’acquirente intenzionale viene rimborsato della spesa sostenuta
preventivamente.
Corretto, mi viene da dire, e funzionale: un buon inizio!
Leggo il libro, mi complimento con l’autore e decidiamo per
un incontro, durante il quale ci confrontiamo su alcuni punti che mi hanno
colpita: Paolo è sempre tranquillo e sorridente, usa toni bassi e non si
scompone davanti alle mie elucubrazioni.
Mi rivela una
passione in comune, che è quella dei sogni. Anche lui, come me – e come il
personaggio del suo libro – ama riflettere sulle immagini della notte, e la
mattina utilizza carta e penna per impedire loro di svanire via. Ed è proprio
con la descrizione di un sogno che il nostro autore apre le danze nel libro...
Non svelerò la trama per non sciupare il gusto della lettura
ma, questo posso dirlo, il tema della sostenibilità ecologica trova ostensione
in maniera fruibile e accattivante, puntellando qui e là su tematiche varie: le
relazioni familiari, i vari modi dell’amicizia, il valore del gioco di squadra
e la capacità che esso ha di riattivare lo spirito vitale - quello che a volte
si assopisce con l’avanzare dell’età. E il messaggio del sogno si dipana
attraverso la storia fino al suggerimento finale: il premio destinato a chi
risolve l’enigma consiste in un dono, un dono che dona a sua volta se stesso,
ed è la veste di chi la natura la vive: un costume da elfo. Una metafora ancora: indossare la veste di
chi sa dialogare coi boschi consentirà di scusarci con loro, e di sorprenderli
almeno quanto loro riescono a stupire noialtri.
Gli alberi vengono
messi in condizione di parlare la lingua degli uomini perché questi arrivino
davvero a comprendere che i propri rifiuti sono un veleno per l’ambiente, a
differenza dell’ossigeno - definito “la cacca” delle piante - che invece
consente a noi umani di respirare, e quindi di vivere.
Il solito pessimista messaggio ambientalista, direte voi, e invece no: l’uomo – un uomo particolare, dato che porta il nome di un albero e ama immergersi nella natura con elementare genuinità – si scusa con l’albero e dà l’abbrivio ad una rocambolesca avventura che coinvolgerà gli abitanti di un paese intero.
Si alternano vicende e azioni tese a salvare il futuro, ed espresse infine come tributo al passato attraverso una seria responsabilizzazione nel tempo presente. La dialettica di hegeliana memoria trova la sua composizione in una vecchia foto che l’autore farà indicare come non il passato, ma il futuro stesso: l’immagine trasversale al tempo umano che saprà conciliare gli opposti. Individui in contrasto – un insegnante, il sindaco ed una giornalista – incarnazione storica delle tre forze realmente necessarie per sanare conflitti, quali educazione, comunicazione e istituzione politica – ricompongono letteralmente insieme un puzzle fino a ricostituire l’intero, nonostante i diverbi e gli orientamenti diversi, unendo le forze.
La spinta della natura e
l’impegno degli uomini.
Il gioco è il fulcro dell’opera, e si palesa nel
tradizionale senso sacro della “festa”: lo spazio di un incontro voluto,
condiviso, che dà piacere a chi partecipa e che impone il rispetto delle sue
regole. Come una catarsi, questa prassi eleva chi la vive, e se è vero, come
dicevamo, che perseguire un sano egoismo individuale definisce una ricaduta
oltre il limite verso il sociale… lo scoprirete leggendo il libro!
Il tempo del gioco è il tempo stesso dell’esistenza, quel
punto oscuro che tanto ha solleticato e infastidito i filosofi di ogni epoca.
Relazioni interrotte tornano a vivere un nuovo inizio, o una diversa
continuità; immagini antiche riaccendono lo sguardo sul futuro; segreti
nascosti indotti a riaffiorare si compongono in eventi nuovi, e figure ben caratterizzate
ci insegnano che la forza è nella perseveranza, nella volontà di cimentarsi e
nel piacere della condivisione. Una maestra attiva i suoi allievi stimolandone
la curiosità e interessandoli alla ricerca, perché è solo con la creatività che
le persone sono spinte ad apprendere. Ancora e soprattutto il gioco, come
espressione estetica epistemologica.
Ed è giocando che l’autore sponsorizza il suo libro,
realizzando un indice animato che coinvolge persone di tutte le età: il gioco è una dimensione senza tempo,
uno spazio comune.
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