Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

giovedì 18 febbraio 2021

COP: La Conferenza delle Parti


 

Ma cosa si intende per COP? Io me lo sono chiesta, e credo che altri, come me, abbiano aggrottato la fronte dinanzi a questa sigla. Ho ritenuto quindi doveroso distribuire poche note in proposito.

L’acronimo sta per “Conferenza delle Parti”: l’organo direttivo di una convenzione internazionale mirata a regolamentare certe attività (es. la gestione della vendita di un certo prodotto) e a condividerne le condizioni anche tramite processi di revisione e implementazione delle normative.

Sin dagli esordi la richiesta di intervento sul cambiamento del clima ad opera della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convection on Climate/UNFCC) ha invocato "responsabilità comuni ma differenziate" delle parti coinvolte, in considerazione del fatto che le economie dei paesi in via di sviluppo, a quel tempo, producevano in proporzione un quantitativo decisamente minore di inquinamento da carbonio rispetto ai paesi già avviati.

Seppure, con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, non sono stati presi provvedimenti di alcun tipo nei confronti dei paesi che hanno disatteso il rispetto dei limiti di emissione, si può dire che finalmente inizia oggi a manifestarsi una controtendenza interessante: è recente la notizia della condanna da parte del Tribunale amministrativo di Parigi nei confronti dello Stato Francese, reo di “non aver intrapreso azioni sufficienti per combattere il cambiamento climatico”, e chiamato al risarcimento simbolico di un euro da versare a ciascuna delle quattro organizzazioni che hanno intentato e vinto la causa: Oxfam France, Greenpeace, Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à Tous.

Allo Stato viene attribuita la responsabilità di “danni ecologici” a causa del mancato rispetto degli obiettivi di riduzione dei gas serra; l’accusa di illegalità diviene tanto più eclatante per via della dalla sua paradossalità: è stato infatti disatteso l’accordo (orientato a limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali - e tenerlo preferibilmente a 1,5 gradi) sottoscritto proprio a Parigi 5 anni fa.


Lo Stato francese - secondo l'Agence France-Presse (Afp) - potrebbe essere obbligato ad agire per mezzo di sanzioni mirate a risarcire i danni ambientali, ed anche con il raggiungimento di obbiettivi da definire con scadenze temporali brevi.

Nel corso degli anni si sono susseguiti incontri, tavoli di riflessione e accordi tra vari paesi allo scopo di trovare soluzioni possibili alle gravi conseguenze dei cambiamenti del clima globale: dal Protocollo di Kyoto - in cui i paesi coinvolti sono stati autorizzati a produrre ancora emissioni, sia pure con l’onere di ridurne la quantità, e ad accrescere le proprie economie – fino all’incontro di Copenaghen del 2009 ove, per la prima volta, tutte le parti si sono concordemente impegnate a limitare le emissioni: le maggiori economie mondiali finalmente unite nell’attuare un obiettivo comune. Triste nota: il come le parti debbano attuare questo impegno è ancora oggetto di negoziati.

Ora, alla Conferenza di Parigi sul clima avvenuta a fine 2015, è stato adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici. E qui torniamo alla condanna dello Stato francese…

La notizia fa scalpore, perché crea IL precedente, aprendo la strada ad una responsabilizzazione forzata che lascia davvero ben sperare. Intervenire sull’omissione consente infatti di prevenire atti simili in futuro, di dare quindi credibilità agli accordi faticosamente raggiunti.

Mi limiterò a indicare qui di seguito, per dare una idea, le tappe salienti di oltre 20 anni di lotta climatica:

1995 – Accordo di Rio – Venne sancito il primo trattato Internazionale sul riscaldamento globale, che stabilisce l’impegno comune ad adeguare la temperatura planetaria alla situazione pre-industriale, al di sotto quindi di 2°C;

1997 – COP3 - approvazione del Protocollo di Kyoto: il primo trattato al mondo sulla riduzione dei gas a effetto serra e sull’impegno da parte dei paesi più sviluppati alla riduzione di emissioni di Co2, sia pure nel rispetto della differenza situazionale specifica. In questa fase gli Stati Uniti non sottoscrissero l’accordo, e il Canada se ne tirò fuori un anno prima della scadenza dei termini previsti (2011);

2007 – COP13 – a Bali è stato tracciato il percorso verso un nuovo processo di negoziazione nell’impegno comune (Bali road map): i lavori si sono susseguiti in merito alla metodologia e alle procedure di applicazione del protocollo di Kyoto, con la decisione di accelerare le trattative per una definizione di impegni vincolanti entro il 2009;

2008 – COP14 – Poznam – in Polonia si sono discussi progetti relativi agli investimenti nel trasferimento di tecnologie compatibili con l’ambiente, e alla riduzione delle emissioni di Co2; si è anche iniziato ad affrontare il tema della deforestazione e del degrado forestale. Alcuni stati, come l’Australia e la Nuova Zelanda, hanno spinto invano ad affrontare la questione del riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene;

2009 – COP15 – l’incontro di Copenaghen si è rivelato piuttosto deludente rispetto alle premesse: la definizione del FONDO VERDE, espressione dell’impegno finanziario comune dei paesi più industrializzati nei confronti di quelli più poveri, non è risultato vincolante né operativo, essendo venuto meno il consenso unanime;

2010 –COP16 - a Cancun, in Messico, sono state approvate misure finalizzate al supporto finanziario dei paesi meno sviluppati, ma senza l’indicazione delle modalità di recupero e gestione dei fondi. In tale sede è stata stabilita la necessità di ridurre le emissioni di gas serra dal 20 al 40% entro il 2020.  Un incontro, questo, dal successo più che altro simbolico;

2018 – COP18 – Doha ha segnato il passo: gli accordi di Kyoto sono stati procrastinati dal 2012 al 2020 (Kyoto-bis) con l’approvazione del Loss and Damage, attraverso cui, una volta per tutte, le nazioni più ricche si sono impegnate ad assumere gli oneri economici dei danni climatici subiti dalle nazioni più povere. L’impegno per il Fondo Verde ha raggiunto la capacità di 6 miliardi di dollari, esteso poi alla cifra di 10 miliardi a seguito del COP 14 di Lima (2014), dal quale è conseguita la decisione per i paesi cofirmatari di presentare all’ONU, entro il 2015, i rispettivi piani di azione per frenare le emissioni di gas serra.

2015 – COP21 – Accordo di Parigi - La tappa francese ha definito un patto climatico condiviso e sottoscritto da quasi 200 paesi, troppi per evitare la gran quantità di concessioni che lo hanno reso poco vincolante, demandandolo alla responsabilità delle parti. Non è stato conseguito alcun vero progresso sul fronte del Patto Verde e della messa al bando del carbone – in merito al quale ci si è limitati a ribadire la necessità della limitazione d’uso in tempi brevi. La preoccupante uscita degli Usa dall’accordo ad opera di Trump viene oggi contrastata dalle attuali dichiarazioni del nuovo presidente, ma nonostante l’impegno esternato dalla Cina a raggiungere la neutralità climatica (ovvero la situazione in cui la quantità delle emissioni rientrano nella capacità di assorbimento dalla Terra) entro il 2060, molti scienziati hanno provato che, se non modifichiamo l’andamento corrente, la temperatura terrestre supererà i 2°C entro il 2040, con conseguenze disastrose per tutti;

2016 – COP22 - Marrakech – sulla scia dei lavori di Parigi, ci si è sforzati di creare un sistema condiviso per giudicare l’efficacia delle politiche degli stati sul clima, in grado di misurare i tagli delle emissioni effettuati. Per la prima volta si è valorizzato il ruolo di “attori non nazionali” (regioni e città) nello sforzo che si vuole comune e capillare.

2021 – COP 26 – tutti gli occhi sono puntati sull’appuntamento di Glasgow, in cui i paesi co-firmatari sono chiamati ad adottare i piani per la transizione a zero emissioni entro il 2050. In questa prossima occasione tutti i paesi dovranno chiarire di quanto essi taglieranno le emissioni, e i negoziati saranno orientati alla realizzazione di un programma chiaro per il raggiungimento di tali obiettivi, incluso il meccanismo di sostegno finanziario nei confronti dei paesi in via di sviluppo.

Un lunga rassegna di intenti, decisioni ed accadimenti che fanno riflettere: quanto ancora dobbiamo riflettere prima di agire?

 

 https://ukcop26.org/it/notizia/

https://www.rinnovabili.it/ambiente/cop-sui-cambiamenti-climatici-la-storia-666/

https://www.rinnovabili.it/ambiente/acqua/gel-intelligente-acqua-potabile-dall-aria/

 





 


 

 

 


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono soggetti a moderazione.