Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

martedì 10 ottobre 2017

Ri-Beh



Tempo fa ho pubblicato su questo blog una piccola favola: l'idea era nata da un gioco protratto per tempo con una persona amica, in riferimento ad un grosso fermaporta  a forma di pecora che gli avevo fatto trovare in casa. 
L'oggetto era buffo, e aveva ispirato fantasticherie divertenti dall'esito di volta in volta sorprendente.

...Noi ci divertiamo anche così...


Di recente è arrivato un commento lamentoso al medesimo post (Beh) condiviso su G+, firmato "Pecor -Hill"...


...E siccome non riesco a resistere alle provocazioni, ho deciso di comporre questo post!!!


Buon divertimento

:)


Ri-beh


Nel solitario Far West... Vaga ruminando un pecoro stizzoso.
 La pelle del muso rinsecchita per il sole impietoso che, giorno dopo giorno, insiste nella steppa a punire ogni vivente. 


E su quel brutto muso pieno di segni, l'ombra di un cappello... Il cappello di Pecor-Hill!

Rotolano i rami secchi aggrovigliati, sulla terra arida e cocente, mentre alti volano gli oscuri avvoltoi...

Pecor mastica quei pochi arbusti disponibili, rubati all'ombra dei cactus spinosi, eretti verso il cielo. Distese immense di terra rossa, bassi cespugli e sinuosi serpenti, che scattano ad ogni rumore, nell'attesa di una preda.

L'aria è tesa, nel silenzio della steppa, e la luce è così forte da ferire gli occhi. Promessa di tragedia, d'intorno, e l'odore di morte si addensa nell'anima provata.

Gli avvoltoi gridano e girano in tondo. Pecor socchiude le palpebre provate e sputa in terra una chiazza verdastra di saliva mista ad erba. 

Trotterella il nostro eroe, e incede tranquillo nell'atmosfera resa surreale dal cielo immenso, troppo azzurro per quello strano giorno. Ma è il suo ambiente: la solitudine è la sua casa, la sua vera compagna di sempre.

Le pistole lungo i fianchi, ben assicurate al cinturone, greve di pallottole ancora da sparare. Pochi movimenti intorno, e il fastidioso ronzare di mosche e tafani.

Questo caldo ucciderebbe chiunque, ma non lui.

Un fischio lontano allerta l'animo solitario, una pausa, e poi ancora un suono. Quei corpi neri non cessano la danza macabra ben nota, e dai monti non proviene nulla. 

Solo quel suono, e del fumo. 

Lontano qualcuno si è accampato, o  magari si tratta degli indiani, strani bipedi che girano a cavallo con i pennacchi sulla chioma.

Anche loro hanno la pelle brunita dal sole, ma il vello copre loro solo il capo, ed è liscio, e scuro. Sono coinquilini rumorosi, in questo mondo fatto di suoni e di odori, emettono urla gutturali mai udite in altre specie, e scorrazzano sui prati alzando tanta polvere, e facendo fuggire via i bisonti.
Quelli si che sono tranquilli, grossi compagnoni sbuffanti e scuri, sempre liberi nel vento e nel sole... Un sole ardente.

Pecor trotterella solitario, al riparo della tesa di cuoio del vecchio cappello da cow boy, quando a un tratto avverte un altro suono, familiare, forse, e femmineo... Ha un chè di rustico e di dolce...

Sposta il cappello con la zampa e aguzza il guardo: all'orizzonte una casetta. Il fumo esce dal camino, e uno steccato fresco di pittura tutt'intorno.
 E lì, sulla radura, tra lo steccato e la casetta, un batuffolo verdastro che si muove lentamente. Pecor si avvicina, controlla l'impugnatura delle colt, e sposta lo stecchetto da una parte all'altra della bocca.

Si ferma di colpo, come è solito fare prima di un duello, ma egli è già vinto, prima ancora di entrare in azione: il fiato fermo nei polmoni, gli zoccoli congelati al suolo: il sole tondo, alto nel cielo, illumina come un faro quel tenero verde vivente.

 Rotolano le balle di sterpaglia, e coprono per un attimo infinito la visione. Lei ora è più vicina, annusa l'aria, in posa tra fiori colorati, intanto che bimbi allegri fanno il girotondo intorno a lei, tenendosi per mano. 

Voci infantili accompagnano la scena: gli occhioni innamorati di una pecor-illa verde sono spalancati su di lui, su quel brutto muso rinsecchito, pieno di cicatrici e di sogni  avventurosi. 

Nell'alto il cerchio è rotto: ora rondini inattese sfrecciano nel cielo a inaugurare il tempo dolce dell'amore.

Brillano al sole le fumiganti pistolone, in attesa di nuove scorrazzate nel clamoroso storico far-west!





4 commenti:

  1. E poi dicono che il surrealismo non é reale! Lì dove Pecor Hill (fratello gemello di Terence) vaga ramingo a ramengo in cerca di rupestri ed effimeri incontri per usare il suo pistolone contro bisonti, trisonti e i ben più feroci quadrisonti quadricorni avvoltoianti becchiformi trialati e pentazampa: lì in quei luoghi dove la salamandra si ustiona trafitta da laser solari: lì dove i feroci pallerosse pennocriniti cavalcano mustang color del miele nitrenti e correnti: lì desolato e pungente il povero cactus, come solitario lampione, attende il rifocillante liquido segno del coyote: lì dove bambini girotondano la verdastra pecorilla sabbiosa in attesa sull'uscio: lì ... (il seguito alla prossima 🐑 )

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  2. Buon giorno Marina, ho cercato su Google+ il commento incriminato ma senza successo. Non sono molto ferrata con questo social... :)
    Dalla storiella che ci hai raccontato (in cui Pecor Hill usciva letteralmente fuori dalla pagina, complimenti) ho inteso che il commento non l'hai molto apprezzato....
    Ma almeno hai scritto Ri-Beh ! :)
    Un saluto

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  3. No, Elena, il commento era simpatico e divertente: il povero Pecor-hill si dichiarava invidioso a causa una propria realtà edenica, ma solitaria, senza nemmeno una Percor-illa verde!! e così ho deciso di consolarlo!!!
    :)
    Comunque per G+ basta che clicchi sul link inserito nel post. Oltretutto sei nelle mie cerchie, dovresti averlo in bacheca. Comunque provo ad inoltrarlo da lì.
    Ciaoooo

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