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Buona lettura!

domenica 17 luglio 2016

Troppi gatti


I gatti non mi sono troppo simpatici: li ritengo invadenti, inopportuni, approfittatori e pure atteggioni. Da qui l'espressione "troppi gatti", che utilizzo in modo scherzoso quando mi accompagno con certi amici un pò giocherelloni.

Comunque, se se ne stanno per conto proprio non mi disturbano.

Nel comprensorio in cui vivo ce ne sono parecchi. Sono belli grossi, abbastanza eleganti nella loro comoda pigrizia... E siccome l'ambiente é  all'aperto, protetto dal traffico cittadino, con tanto di prato, lucertole, gechi e umani molto tolleranti.. Loro trascorrono giornate piacevoli alternando le sessioni di caccia a quelle della siesta.

Qualche complimento dai passanti, il cibo, le passeggiate felpate sui muretti bassi... Di tanto in tanto un pò di slalom tra le fioriere provoca la caduta di vasi leggeri. Eh, con tutto quel peso!

Questi inquilini esercitano il proprio sadismo verso gli animali più piccoli, che ormai vivono - quelli che possono - a mezza altezza sui muri sbiaditi: lumache, lucertole e gechi costituiscono il decoro permanente della zona.
E poi combattono tra loro, in certi periodi,  urlando in modo comico e fastidioso al contempo... Finché qualcuno, giunto al limite della sopportazione, non li separa tirando loro addosso qualcosa (oltre alle male parole).


Da poco é  subentrato un gatto celeste. Io non ho mai visto un pelo di quel colore, ma oggi vanno di moda i capelli blu... E poi in Cina tendono a dipingere i gatti camuffandoli da draghi, e i cani da panda.... Tutto é  lecito se serve a divertirsi. Un divertimento forse non proprio reciproco, però.
Comunque questo gatto non è  tinto... È  solo così.
Nel complesso, anche se strano, é  un bell'animale, e poi è  sano e autonomo... Non dà fastidio.


Quando sono entrata ad abitare nello stabile ero sorpresa da tutti questi bei gattoni: belli nutriti, si aggiravano lenti nei vialetti tra gli appartamenti, sempre acciambellati al sole a sonnecchiare... Oggi ce ne sono meno. Mi dicono che la persona che li nutriva é  venuta a mancare, e infatti sono meno pasciuti e meno arroganti.

Animali scrocconi, appunto.

Osservarli mi fa venire in mente sempre "il povero Cicciuffolo": un gatto selvatico, molto diffidente, che frequentava certe zone montuose in cui un amico ha una bella casetta.
Un giorno fece la sua prima apparizione questo gatto bianco, lungo e magro, con due occhioni enormi... Era molto prudente e timoroso e non si avvicinava mai troppo. Solo il giusto per far capire di essere affamato.


Se gli davamo del cibo, lo prendeva rapidamente, solo dopo che ci eravamo allontanati, e se lo portava via per consumarlo a distanza,  in zona sicura. 
Così il mio amico ha deciso di aiutarlo a superare la timidezza, e ha avviato un laboratorio esperenziale iniziando a sottoporlo ad una serie di prove di resistenza, delle quali aumentava gradualmente il livello di difficolta'.


Il gatto, nominato poi Cicciuffolo per la stazza che era andata aumentando (molte prove e molto tempo dedicato), doveva avvicinarsi sempre di più se voleva nutrirsi. E così,  tra soffiate riottose e mezze fughe, l'ospite ha gradualmente ceduto... Fino alla prova più dura: l'albero del prosciutto!

Il mio amico decise, in preda a ispirazione folle, di creare  con materiali di fortuna, una sorta di albero ramificato su vari livelli di altezza. Su ogni ramo poggiò una fetta di prosciutto, grassa e profumata. Rimanemmo poi entrambi lì vicino, in attesa.

Ed ecco che il venticello della sera fece da richiamo e Cicciuffolo, zitto zitto, col suo solito fare circospetto, apparve. Ci scrutò, attese qualche minuto soffiando e mostrando tutto il suo sdegno per la nostra presenza, emise suoni rabbiosi (buffissimi) ed espressioni del muso che volevano essere spaventose (buffe anche quelle), e in un baleno saltò e risaltò lasciandoci sorpresi e felici: aveva superato la prova!

In un attimo aveva spolverato via tutto, saltando fino al ramo più alto (per quello ci vollero più tentativi). E poi, voltateci le terga, é fuggito via come al solito.

Cicciuffolo, il nostro orgoglio.

Insomma, era l'amico invisibile, sempre in agguato, seminascosto nelle vicinanze, pronto a rosicchiare il cibo che lo avvicinava sempre di più alla socialità. Arrivò anche a bersi una ciotola di latte a due passi dalla mia persona (anche se non smetteva di emettere i soliti suoni buffi, quelli simil-cattivi e simil-terrorizzanti).

Cicciuffolo fu definito anche "gatto da guardia": la sera, tra il lusco e il brusco si accucciava sul suo scalino preferito, vicino (mai troppo vicino) alla porta che dalla cucina apre sull'esterno.  E lì, tutto impettito, con fare austero, restava seduto per un pò, a controllare la situazione. 

Un giorno ci accorgemmo che Cicciuffolo non si affacciava più. 

Lo cercammo inutilmente, scrutando  nei nascondigli dai quali arrivava con passo felpato quando il cibo compariva; spiavamo con apprensione il dosso da cui scendeva trotterellando verso casa; riempivamo di latte qualche ciotola fuori programma... Niente.

Era sparito. 

"Ma Cicciuffolo dov'é? " ci chiedevamo in allegria,  poi sempre più malinconici: "Cicciuffolo non c'è ".

La domanda e la risposta divennero a breve un tormentone che popolò i giochi che siamo soliti fare nel costruire rime e ritornelli, inventando storie tragi-comiche con personaggi fantastici....
Personaggi che spesso sono proprio gatti, ai quali ne facciamo accadere di tutti i colori.


E  Cicciuffolo, da allora, nel mistero della sua scomparsa, attraverso le infinite avventure che finiamo con l'affibbiargli, é  rimasto sempre con noi.









4 commenti:

  1. Cicciuffolo mi ha mandato un mail, scrive che sta bene ed è diventato Presidente del Consiglio.

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  2. Non ho più la mail (Google ai gatti non la concede), Danieluffolo mi ha dato la sua.
    Ieri notte mi trovavo sul Sentiero delle Fatine quando mi é comparso davanti il Gatto Con Le Pantofole che mi nvitava a seguirlo su per il bosco delle Querce Ghiando!ine. Dopo averlo soffiato e risoffiato sono andato dietro di lui, silenziosi, tra le morte foglie, abbiamo camminato fino a giungere alla Grotta della Sorgente, dove l'acqua nasce dalla volta e cade in un bacile di roccia scavata dallo stillicidio (esiste davvero questa grotta). Abbiamo bevuto di quell'acqua. Io ne ho preso un gran sorso, poi con un potente sbuffo l'ho soffiata via verso le stelle, come una lunga ☁ argentea fatta di luce di !una. Ho sorriso al mio amico gattone, poi, leggero, accarezzando l'umido raggio mi sono incamminato. Lassù.

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