Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

giovedì 24 marzo 2016

Un'altra sfida

Tempo fa ho raccolto la sfida di Mauro Rossi, che invitava simpaticamente me ed altri amici a comporre una ballata sulla Vecchia Abissale.

Mauro Rossi è l'avatar del dott. Daniele Bernabei, eminente professionista della psiche, informatico, psicoterapeuta, formatore, blogger... E tanto altro.

I suoi corsi illustrano dinamiche che viviamo molto spesso in modo inconsapevole. Non sempre con vantaggio personale.

 Si tratta della rappresentazione di una forma di psicologia che nega il piacere della vita, utilizzando in maniera perversa il canale dell’erotismo e del piacere sessuale. Si tratta di un modo che viene trasmesso da tempo immemore attraverso le generazioni, e passa per la frustrazione di "una vecchia”, ossia di chi ha in sé quel senso di insoddisfazione e di rivalsa dovuta all'incapacità di vivere secondo il naturale sano piacere d’esistenza.

Oggi, un po’ per gioco, ma neanche troppo, su sua sollecitazione, ho composto questo dramma (e di dramma si tratta) in toni misti, per illustrare un po’ più approfonditamente, sia pure in modo scherzoso, di che si tratta.

Non lasciatevi ingannare dal modo giocoso perché, realmente, si tratta di una cosa serissima.

Confesso che lavorarci su ha avuto un effetto strano: un po’ pesante, un po’ divertente, un po’... Vaccinante!


Buona lettura!!




Intervista con la vecchia Abissale




Si apre  il sipario. Sullo sfondo un grande pannello che riproduce il quadro di Klimt "Le tre eta' della donna".
Entriamo nel sogno.

Personaggi:

I - Intervistatore
V.A. -Vecchia Abissale
Ngenua - la madre di Candida, figlia di V.A.
Candida - figlia di Ngenua e nipote di V.A.
Post - postino.
Serpente - serpente dalle scaglie lucenti
V.C. - vecchie crepacce (meno abissali di V.A.)
Cerbera -la cagna dalle tre identiche mortifere teste



I - E cosi', signore e signori, buona sera. Ci troviamo in questo stadio per una intervista che non ha precedenti! Questa sera avremo modo di raccontare cose che si incontrano solo negli incubi più' alieni, quelli che vediamo accadere non solo di notte, ma durante tutto il giorno. Incubi di morte di cui avvertiamo l'incombente presenza  senza però prestar loro la dovuta attenzione.

Qui con noi la Vecchia Abissale, con la sua funerea veletta nera, che salutiamo cordialmente.
(applausi clamorosi dalla cavea).
La figlia, la signora Ngenua, dignitosamente vestita...
(applausi più' ovattati)
..E la bella e giovane Candida, esponente chiave della terza generazione!
(vocio in sala, e colpi di tosse).

Gentili signore, si percepisce a distanza che siete molto unite: un legame profondo e duraturo vi lega da tempo immemore.
La prima domanda che mi viene da porVi e': come possono, generazioni diverse che vivono, si formano e agiscono all'interno di contesti tanto distanti, consistere spiritualmente in una identità' trinitaria che potremmo quasi definire "metafisica"?

Ngenua - Mio caro signore, ma non sa che una figlia e' sempre una parte della madre? Una sorta di  prolungamento... Ecco, come un tentacolo per il polpo. E come potrebbe mai essere altrimenti, scusi?

Vede, mia figlia, quella bella giovinetta attraente seduta al suo fianco, che la inebria col suo visino e quella nuvola vaporosa di profumo? Lei e' MIA, viene da me, e non può' non somigliarmi!
D'altronde, con tutti i sacrifici che ho fatto per lei, mi sembra proprio il minimo!
Mia figlia, al contrario di me, che sono un'ignorante verace è invece un'ignorante dotta. Lei ha studiato tanto, mentre io sono stata bocciata in quinta elementare.
Ci somigliamo, soprattutto nei gesti e nei sentimenti.

I - rivolto a Candida: signorina cara, lei cosa ne pensa in proposito?

Candida - Beh..Io... Cioè, veramente... Senta, c'e' quel suo amico, alla regia, che e' proprio figo! Non e' che posso aiutarlo... Magari gli tengo il microfono in posizione...?

Ragazza!! ( interviene imperiosa V.A.)  NON DEVI ! Tu puoi guardare, pensare, ammiccare... Ma NON DEVI. Non puoi !

Insomma, Candida - si intromette Ngenua - io non ti riconosco proprio: sei mia figlia o no?

Candida - Vabbè ma'... Ma che palle. Stai placa, mica volevo fare porcate... Lo so che certe cose non si fanno... Mai in pubblico, almeno!

I - Signore... Signore, per favore... Ricomponetevi, il pubblico ci osserva!

V.Abissale. - E meno male, senno' che ci stiamo a fare qui?? Io sono vecchia, di una vecchiaia abissale per giunta, e la mia esperienza, lei capisce, non posso mica sprecarla. Le pare? Siamo qui per questo! Per infondere i giusti insegnamenti alla progenie dell'umanità' tutta.

   Ecco che accade di nuovo, vede? Mia figlia Ngenua arrossisce sempre quando sta in pubblico. Lei penserà' che e' timida, che si vergogna. Ma non si lasci incantare... Non si vergogna mica perché' la guardano...  Si vergogna perché' le piace che lo facciano (alzando la voce a mo' di rimprovero) E SA CHE NON DEVE PROVARNE PIACERE.

Già, perché' lei mica e' una sporcacciona, nooo? Vero, cara? Non diventi rossa per via dell'eccitazione che io ti sto trasmettendo adesso... Nevvero!?

Ngenua - No, mamma cara, che dici? Io non tradirei mai i tuoi santi insegnamenti. Nemmeno ci penso a certe cose... E poi, ho superato l'eta'... Sono una persona seria e rispettabile, io, timorata di Dio...

I - Va bene, va bene, signore care, un'altra domanda: come vi rapportate al sesso?
Voglio dire: perché nasca un figlio,  bisogna che il seme dell'uomo entri nel ventre di una donna... Insomma, la pancia e' bella se ha fatto festa, no?

V.A. - Ma che dice? Non la vede la mia buzza sporgente? La trova davvero cosi' attraente? Se lo lasci dire da chi ha su di sé l'esperienza degli anni... D'altronde non sono diversa da sua nonna! Sono solo illusioni effimere: il piacere, l'amore romantico, tutti quei sospiri!

Gli uomini son tutti uguali... Suonano tutti la stessa musica! Soddisfano il proprio egoismo, si sfogano dentro di te e poi chissenefrega. Meritano di essere ADDRIZZATI ! Noi donne, che dedichiamo loro i migliori anni della nostra vita, sacrifichiamo tutte noi stesse facendo loro da serve... E poi, quando siamo sfiorite, quando svanisce quella bellezza che li aveva attirati... Puf, spariti. Ci chiamano "vecchie streghe" e si danno alla fuga.

Io l'ho insegnato a mia figlia, e lo deve sapere anche mia nipote, la povera piccola Candida, che non si può' soffrire per queste cose. Che devono pagare tutto, questi porci!

Ma guardi che angioletto di ragazza, non vede come e' liscio il suo visino? E guardi i suoi piccoli seni ...La guardi, la osservi, cosi', DRITTO negli occhi. Che splendidi occhi, nevvero?
Uguale, uguale a me quando avevo la stessa età.


Dal lato sinistro entra un postino... Guardando fissamente V.A., va dritto dall'intervistatore, declamando a gran voce: mi raccomando signor I., ricordi che il messaggero non ha mai colpe!

I. apre la busta che il Post. gli ha dato. Ne estrae un foglio dattiloscritto: ha un aspetto normale, quello di un messaggio inviato in un dato momento.

E legge:

Gentile e paziente pubblico, approfitto di questo spazio privato per informare lor signori di un fatto cui sono stato triste testimone.
Una donna confusa, seguendo le istruzioni materne, ha giocato col fuoco sino a bruciare. Bruciare se stessa, bruciare il lavoro di molti, bruciare la memoria di alcuni, e bruciare molti molti soldi.

La notizia è arrivata attraverso una rete di scambi, e quando è arrivata alla madre le ho sentito gridare, con la calma mortale di una stridula voce gracchiante: fate bene a dirmelo, così posso farmene pensiero: non aspettavate che questo, e pure io è ciò che mi aspettavo!

Perdonate signori, ma ho provato un terribile senso di orrore.

In quel momento di gelo ho avuto una breve visione: era una donna grassa, vestita di nero. Ella sedeva davanti ad un uscio, come usano fare le vecchie donne di paese.
 Il velo scuro sul capo sovrastava quella massa immobile così malvestita, e solo un ghigno feroce era chiaro su quel volto indistinto...
E allora ho capito perché gli eventi hanno seguito quel corso.

La vecchia ghignante, annoiata e frustrata, ha sognato una vita che non poteva più avere, perché non l'ha mai costruita.  E così ha mandato qualcuno, ancora attraente, a coinvolgere e stringere fili...

Ma siccome era altra, diversa da sé, sia pure inviata e guidata da lei, la giovane donna che aveva ciò che la vecchia non poteva nemmeno sperare, è dovuta perire. E con lei tutto ciò che quel sogno recava di buono.
Stasera non è con noi.
Il suo nome è Egemona.

Una bomba lanciata contro la vita da chi la vita non ha.


I. (Si rivolge agli astanti) E che? Qualcuno ha qualcosa da dire? Chi muore e chi ghigna...

Ngenua - se permette, gradirei dire anch'io qualcosa... Sa, V.Abiss. mi è testimone, una madre è costretta a subire davvero di tutto! Già la gravidanza, di per sé, è  stata un vero inferno! Nove mesi, dico nove lunghi infiniti mesi costretta in un letto...

 E per fortuna che ero a casa di mia mamma. Eh, povera donna, se non ci fosse stata lei! Io e lei, l'una per l'altra, in attesa che questa creatura venisse al mondo!!

I.- Ma, scusi... E perché'? Voglio dire... E suo marito, il papà di Candida?

V.A. - Oh ma che vuole che capisca un uomo! Certe cose vanno curate tra donne. Gli uomini...Bah.

Ngenua - Beh, in effetti lui mi voleva a casa, ma sa mia madre... Si è presa così tanto cura di me che mi sembrava di essere tornata bambina! Che vuole che dica, all'esperienza DETTATA da una madre non si può certo dire di no!
... Comunque, le dicevo, dopo il parto (tre figlie, dico, mica una soltanto) mi sono beccata una vera intossicazione. Insomma la gravidanza e' stata come un avvelenamento... E quando ho allattato... Non ha idea di quanto ho sofferto!

Quanto ho silenziosamente odiato quelle creature! Ma poi il senso di colpa ha prevalso e tutto quell'odio si è trasformato in un infinito amore, un infinito amore incorniciato dal mio sacrificio.
La mia fiorente bellezza di donna perduta per sempre.

Candida, per niente interessata alla esplicita in-gratitudine della madre per il  dono della sua nascita, si guarda nervosamente intorno in cerca del regista. Sta pensando a un modo di attirare la sua attenzione. Vuole proprio tenerglielo lei, quel microfono...

Insomma - riprende lamentosa Ngenua - lei parla di pancia felice, ma ora la mia è un pò raggrinzita, sa? Ha perso tono ed elasticità. Ho cambiato anche l'odore... Non sono più così attraente per nessuno. Le assicuro che non è una bella ricompensa questa!
Si, uno sfigato l'ho trovato... D'altronde sua moglie era proprio una cozza! Una certa Olivina, Olivetta... Vabbè, lui diceva che gli piacevo comunque.

I. - ma scusi, e a casa? Voglio dire: con le figlie, col marito...?
Beh...Ho seguitato a fare "la donna di servizio" a casa (e dove andavo? Mica potevo mettermi a lavorare! Figurarsi... Non lo avevo fatto fino ad allora!). Le figlie lo sapevano, certo: tra donne ci si sostiene, ci si consiglia... Ma lui no. Mica potevo dirlo, sennò poi dove andavo? Però lo aveva capito, e infatti, poi, me lo ha spiattellato in faccia! Capisce? Pure questa umiliazione, dopo tutto quello che ho fatto per lui.

V.A. annuisce con aria grave, rigidamente composta sul suo sedile, mentre Candida cattura lo sguardo del povero regista. Lo osserva, si liscia ostentatamente i capelli e sorride con una espressione di puro trionfo...

Ngenua - Poi è stato il turno della figlia: si, è vero che era maggiorenne, è vero che aveva un lavoro... E' vero che lui le ha dato un fracco di soldi... È vero pure che le ha procurato un posto in cui vivere... Ma l'ha sbattuta fuori di casa per via di un vizietto che aveva ereditato da me e dalla nonna! Ed era convinto pure di aver fatto la mossa giusta! Lui! Ho dovuto parlare con amici e vicini per salvare la faccia, raccontarla a modo mio... Sennò chissà cosa avrebbero pensato.
Ah beh... Comunque le posate d'argento fasullo me le sono prese io, eh, mica cavolo!!

I. - Ehm, capisco... Si forse un pochino... Ma scendiamo in un campo più gradevole... Così alleggeriamo un po' l'aria...Dunque, vi piace cucinare? La vostra dieta. ...

Candida - Signor I. , se non lo avesse capito, io sono una mangiatrice di uomini. Sa, mi piacciono tanto! E poi alcuni sono così teneriii!

Ngenua - Si si, riesce a capirlo? Tutta quella energia... Insomma, ti elettrizza!  Pensi, ne beneficia pure V.Abiss.! Quando c'è  un uomo per casa lei appare più viva, meno smorta,  insomma... Un pò come in questo momento. La osservi.

I. (Preso da una inquietudine forte, muove le gambe come se volesse scappare. Ma il suo ruolo lo tiene incollato al sedile. E forse non è solo quello. Deglutisce e formula la strana domanda) - Mangiatrice? ho l'impressione che il senso sia quasi letterale. Insomma, lei si nutre della loro energia... Solo così la V.A. potrebbe tornare a ringiovanire. Ed è proprio quello che accade, giusto?

V.A. - Certo, mio caro, cosa credeva? Quale siero può tanto? Mi dirà che purtroppo l'effetto svanisce dopo un po'. Il nutrimento si disperde, è evidente, altrimenti sarebbe fantastico. Dove vada a finire non so... Ma in fondo che importa? Io godo del mio... (risata stridula piuttosto agghiacciante).

   Mica è il sangue dei vampiri cinematografici, robetta da educande quella.
Nosferatu, Dracula... Sono missionari di pace a mio confronto.
Il cibo di cui mi nutro è l'anima degli esseri umani.

Un grosso serpente dalle scaglie lucenti scivola rapido attraversando la scena. Indisturbato, percorre sibilando lo spazio vicino ai piedi delle signore, e svanisce nella penombra, in direzione del pubblico.


Candida ora ha un'espressione sinistra. Non è il ragazzo ciò che le interessa davvero, ma il fatto di poter dimostrare alle sue degne maestre che anche lei sa predare. L'esperienza delle vecchie frustrate ha nutrito il sangue di quel bel corpicino, e la sua anima si dirige, con loro, diritta al sepolcro.
   La freschezza della vita sfiorisce nel torpore di un modo assassino.

V.A. osserva fiera la scena.

I. finalmente capisce: ora lui sa che il cerchio si chiude, per non avere mai fine. Come un serpente che si mangia la coda. Quella più triste uccide le altre nel far loro uccidere altri. Dalla madre alla figlia, e da questa alla figlia...E ancora e ancora... Lady Mcbeth, al confronto, è un fiore di campo!
Lui ora sa, ma  avverte una strana tensione... Rivolge lo sguardo di lato, verso quel corpo leggero, sentendo una forza che lo porta con sè...

Candida avvicina prontamente la sedia ed ammicca un sorriso ammaliante, sporgendo le labbra rossissime in una smorfia vezzosa. E davanti all'invito di quei giovani seni perfetti e alle ciglia sapientemente sbattute, l'intervistatore si lascia cadere, incontro all'abisso che la Vecchia ha preparato per lui.

La seduzione è potente e lo lascia indifeso, confuso e distratto... I. non sa più perché è là, seduto vicino a tre figure così somiglianti, che emanano il gelo che da dentro si espande.
Si guarda attorno: sullo sfondo un quadro pieno di simboli arcani, vede il pesante sipario, ed il pubblico. Intanto che la sua coscienza si perde, sfumando nello sguardo impietoso ed altero della giovane Candida.

V.A. - (con voce gracchiante) Tu SEI SUO E SEI MIO...Tu, maschio ottuso e volgare, SEI NOSTRO! E pagherai, caro mio, come tutti gli altri, per quello che sei e che rappresenti. E morirai si, DEVI morire perché' ora lo sai, hai visto l'Abisso che dura da tempo indicibile...

Anche nella sala accade qualcosa di orrendo... Gli uomini guardano scioccati il proprio ventre gonfiarsi,  come se lo sguardo rovente di V.Abiss. li avesse misteriosamente ingravidati. E avvertono all'interno dolori mortali, come causati da morsi di famelici denti di topa. Qualcuno muore...

Ormai è chiaro che tutto è  perduto.
È troppo tardi per tornare indietro.

Alcune Vecchie Crepacce (V.C.), tra il pubblico, provano un orgasmo satanico mentre i loro compari esalano gli ultimi preziosi respiri.

V.A. osserva orgogliosa la scena: urla e lamenti riempiono l'aria già rarefatta, e per pochi incredibili attimi, V.Abiss. sembra tornare Candida ...

Muoiono anche le donne, dalle più giovani alle più tarde... Ed ora anche Ngenua ha la pelle più liscia. 
L'intervistatore crolla, svuotato, al suolo; sulla scena rimangono tre identiche giovani donne... Si tratta sempre di Candida.

Le tre, ormai re-incarnate, si alzano.
Dai loro ombelichi s'intreccia un cordone che le unisce al sottocoda della terribile Cerbera, la latrante cagna dalle tre identiche mortifere teste.
Guidati da Cerbera il quartetto si allontana, già pronto per iniziare nuovi festini.

Sei indistinguibili volti, quelle dell'ossessione possessiva e assassina del richiamo mortale del sesso male vissuto e ancor peggio utilizzato.

Lentamente si chiude il sipario, intessuto di spire che riproducono il ghigno orgoglioso della molteplice unica Candida.

Attraversa di corsa la sala il postino, con la borsa rigonfia di messaggi in consegna... Superstite necessario a mietere nuovi raccolti.


La luce, gradualmente, svanisce.







2 commenti:

  1. Complimenti Terenzia! Direi lettura catartica, che purifica l’ anima da molte scorie e, per chi sa intendere, toglie il “velo” e fa recuperare energie vitali.
    Tante, tantissime V.A. ho visualizzato mentre leggevo; non so se fra i tuoi intenti c’ è anche quello di smascherare le V.A. di chi legge….. se si, con me ci sei riuscita perfettamente!

    Grazie, questa, è l’ “arte” che cura.
    Daniela

    RispondiElimina
  2. Cara Daniela, come ho scritto in un recente carteggio con un noto autore,sono convinta che chi scrive lo fa primariamente per curare se stesso. E dove l'esperienza e'condivisa, ben venga condividere anche l'effetto!
    Grazie a te per l'intervento.

    RispondiElimina

I commenti sono soggetti a moderazione.