Oggi pianterò un altro albero. Come un paio di mesi fa. Solo
che non lo pianterò in nome del compagno di vita, quello che in pochi minuti,
in modo inatteso e indesiderabile, mi ha lasciata per sempre, fuggendo via da
quel corpo fragile, che gli era diventato nemico.
Lo pianterò per Vittorio, un uomo buono, che ho conosciuto
anni fa, e che ha vissuto alla porta accanto alla mia per una decina di
anni.
Vittorio viveva solo, con pochi amici, nessuna famiglia, un anonimo
tutore assegnato dalle istituzioni e i suoi vicini. Con me era gentile,
sorrideva sempre e mi chiamava quando aveva necessità. Se n’è andato così, non sappiamo come, nel
silenzio della sua stanza. Lo hanno trovato i pompieri, su insistenza di un
amico che non aveva sue notizie da alcuni giorni. Mi hanno telefonato gli altri
vicini per dirmelo, e qualcosa è esploso dentro di me. Ancora.. Posso solo
scrivere, tra le lacrime, questo breve commiato. Che gli sia di carezza, che
sia ancora un sorriso per lui, di quelli che lui cercava e che mi uscivano
sinceri davanti ai suoi grandi occhi confusi. Prendeva dei farmaci, Vittorio,
per stare tranquillo, mi diceva, perché in passato aveva fatto cose brutte. Quali
non si sa, non lo ha mai detto.
Se ne è andato da solo, nel silenzio, nell’ignoranza di chi sapeva
di lui. Pochi giorni prima era allegro, mi dicono, aveva comprato abiti nuovi,
belle scarpe, aveva rifatto il look. Aveva anche superato indenne la prima dose
di vaccino.
Tempo di covid e di distacco, di paura, di perdite. Un tempo
triste, il nostro. Un tempo triste il mio: accolgo la solitudine degli altri benedicendola
con la mia compassione.
In un mondo che ci vuole sempre più lontani e distaccati, in
cui i ragazzi imparano a condividere il meno possibile e gli uomini muoiono
soli, per mano propria, o per invisibili cause.
L’ennesimo strappo al mio cuore.
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