Ho compiuto
da poche ore 44 anni: un bel record, mi dico. Come ogni personcina seria,
adesso dovrei fare il mio discorso di valutazione, in cui tirar le somme su
quante delle mie aspirazioni, nel frattempo, si son concretizzate, di quanto
vorrei ancora realizzare, di progetti, sorrisi e cotillon...
E invece no.
Io sono
quella strana, la filosofa, quella che fa sempre a modo suo... La capocciona...
E allora, in pieno rispetto alle suddette descrizioni che mi capita spesso di
ricevere, faccio a modo mio. Niente consuntivi: solo uno sguardo in avanti!
Mi sembra il modo migliore per iniziare il viaggio numero quarantacinque. O meglio: per continuare un viaggio che dura da quarantaquattro anni
compiuti!
E allora
sia: buon compleanno e buona continuazione! Me lo dico primariamente da sola, un
pò per regalarmi allegria e un pò per consolarmi anche delle sbandate in cui mi
sono imbattuta.
Per dirla
tutta, i consuntivi li faccio di frequente, mica aspetto il 13 febbraio di ogni
anno! quindi, il compleanno lo festeggio come un giorno da vivere,
possibilmente in libertà, a modo mio. Niente eccessi, niente rituali
stravaganti, niente contatti formali o necessariamente
"politico-diplomatici".
Faccio
quello che mi va, e me la godo. E venite a dirmi che è sbagliato.
Ho sempre
ritenuto che la data del compleanno fosse una data importante, da festeggiare:
si nasce una volta sola! Vero, ma si vive anche, una volta sola - almeno ad
esperienza nota. Quindi avvio il tergicristalli della mia mente e tolgo un pò
di memorie patinate dallo schermo: la torta piena di panna, le candeline, i
sorrisi, le telefonate... Quella frase ripetuta in modo squillante (tanti
auguriiii)... Tutta quella luminosità disneyana...
In realtà,
quando ero piccola, ogni anno era la stessa solfa: il pranzo in famiglia,
risposte cordiali ad auguri forzati, la foto di gruppo mentre spegnevo le
candeline - di colore rigorosamente rosa -, il taglio della prima fetta di
torta, i pacchetti da scartare.. etc etc etc.
I
tergicristalli fanno un altro giro e, a dirla tutta, provo un pò di
oppressione: una rappresentazione permanente, ripetuta, scricchiolante e
falsamente morbida, eccessivamente zuccherata... Insomma: indigesta come lo
sono le meringhe.
A poco a
poco ho cominciato a rifiutare le torte e poi tutto il resto è sfumato
via, verso un modo diverso di celebrare me stessa, un modo che si è esteso, al
passo della mia evoluzione, al calendario intero.
Il
Cappellaio matto raccontato da L. Carroll festeggiava i non-compleanni, e io cerco
di vivere bene ogni giorno che mi trovo a percorrere: penso sia il modo
migliore per onorare lo straordinario evento di una nascita. Una nascita che,
nel mio caso, è iniziata alle 4.00 di un lontano mattino, ma che si rinnova di
continuo nelle cose che faccio, giuste o sbagliate (per me, ovviamente, nel
modo ostinato che ho di dire la mia).
Ogni azione
è un inizio, lo è ogni pensiero, lo è - prima ancora - ogni immagine che
produciamo o che ci viene indotta.
Eccola che
ricomincia a parlare di sogni! Si, lo ammetto, non posso evitarlo: qualcuno
dovrà pure ricordare che i sogni precedono i fatti. Una realtà che diamo un pò
troppo per scontata, a tal punto dall'ignorarne le relative implicazioni.
Non me ne
voglia l'amico borbottone, se adesso mi metto a citare la definizione
che M. Heidegger dava nei suoi scritti del concetto di
"autenticità".
Lo prego di
pazientare, magari sbuffando, ma di concedermi di esprimere compiutamente il
mio pensiero.
H. sosteneva
che l'uomo, questo essere storico, che accade individualmente nel qui
ed ora, sperimenta se stesso in un contesto di possibilità che richiedono
attuazione. Egli indicava nella nascita un evento che "getta"
l'individuo in un contesto ben definito (nasciamo all'interno di una società,
che è caratterizzata da una cultura propria), situato, e che viene così a
sottoporre il nato all'esperienza della "inautenticità".
Il termine
utilizzato allo scopo in lingua tedesca è Uneigentlichkeit, che contiene
l'espressione Eigen - qui negata dal prefisso un -
che indica letteralmente il concetto di "proprio",
"peculiare".
Ossia, la cultura, l'educazione, la tradizione
all'interno della quale esperiamo la nostra esistenza, sono acquisiti, sono
impropri. Lo sforzo che ogni individuo si trova a sostenere nel corso della
vita, continua il filosofo, è quello di attuare la Eigentlichkeit, ossia
il proprio modo, l'autenticità. Solo così egli potrà davvero esistere, ossia
disvelarsi (exsistere).
E qui casca
l'asino, intanto che l'amico borbottone - spinto al limite massimo
della sopportazione, lo so e me ne scuso - può riprendere a respirare, perché la domanda che emerge immediata, dopo quel gesto pensoso del capo che muove
dall'alto al basso un paio di volte, con espressione accigliata, è la seguente:
d'accordo, siamo individui storicamente situati, descritti come "progetti
gettati in un mondo esistenziale", ossia interagiamo dinamicamente con contesti
di interazioni inevitabili (l'espressione originale è tradotta solitamente con
"abitare presso", in contrasto con l'idea di qualcosa che è contenuto
in qualcos'altro - l'es. dell'acqua nel bicchiere), proiettati verso
l'attuazione delle nostre possibilità, ed esistiamo facendo, realizzando scelte
in direzione di un modo che vuole essere il più proprio.
Ok, fin qui
ti seguo, e mi piace pure!! .... E qual'è il criterio? Cosa mi assicura di star
camminando in direzione della mia autenticità? Come convalido l'azione rispetto
a ciò che viene descritto a tutti gli effetti come ciò che oggi è noto in
termini di ISO ? Un Iso di natura, evidentemente...
La filosofia
ha i suoi limiti, anche quella che si vuole opporre alla bieca metafisica. La
risposta alla domanda, M. Heidegger, non la dà. Il discorso percorre sentieri
interrotti (è anche il titolo di un'opera dello stesso autore), nel senso effettivo
di interruzione di ragionamento.
L'autore
sostiene che la consapevolezza del nostro essere finiti - prima o poi moriremo
- coincide con la consapevolezza che quella condizione sarà la possibilità estrema, ossia la possibilità che
nega ulteriori possibilità (la fine dei giochi, insomma), e questo ci riporta
all'urgenza di usare la vita in modo consono, ossia autentico.
Questa è
ovviamente una non risposta ad una domanda che l'autore evita di porre.
Ma la
psicologia non si risparmia l'esercizio, e individua nelle immagini oniriche
l'espressione simbolica della relazione tra il nostro "proprio" (l'eigen)
e il mondo (presso cui esso abita): l'Iso di natura è un nucleo,
un progetto che, nel corso del suo esistere storicamente (svelarsi,
manifestarsi accadendo), interagisce secondo varie modalità: alcune funzionali,
altre distoniche, non utili, o anche nocive. Le immagini oniriche - come un
navigatore di tutto rispetto - descrivono
la rotta in atto, evidenziando pericoli ed opportunità.
Poi bisogna
essere in grado di leggerle... E questo è un altro bel paio di maniche!
"Faccio quello che mi va, e me la godo. E venite a dirmi che è sbagliato"
RispondiEliminaE chi può farlo? Hai scelto un modo di celebrare la tua vita ogni giorno, la cosa più intelligente che possiamo fare tu l'hai fatta!
Ma visto che sono già in ritardo di due giorni e che non mi pare utile mandarti gli auguri ogni post che pubblichi nell'anno, spero che tu abbia passato comunque una giornata di compleanno meravigliosa e ti auguro, qui ed ora, di poter proseguire nel tuo intento e che la vita riconosca questo investimento che fai su di lei e su di te e te ne renda merito.
In fondo al post c'è un'immagine che da una precisa idea di dove sei tu in questo momento: una deviazione dalla strada principale che si affaccia sul tuo cammino. Tutto mi fa pensare che stai per percorrerla. Chissà quali scoperte ti regalerà. Le autostrade ti fanno raggiungere prima la meta, ma le strade statali ti consentono di ammirare il paesaggio e di godere di un movimento meno rapido. Così si osservano le cose e si ha tempo per imparare a decifrare meglio le immagini che i nostri sogni ci regalano. E l'augurio più bello è che ti arrivino sogni meravigliosi e incontri altrettanto importanti.
Baci affettuosi
Ahaha... Bello l'augurio perenne: uno per sempre! Smart!! Grassiee Elena! :)
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