Ma cosa si intende per COP? Io me lo sono chiesta, e
credo che altri, come me, abbiano aggrottato la fronte dinanzi a questa sigla.
Ho ritenuto quindi doveroso distribuire poche note in proposito.
L’acronimo sta per “Conferenza delle Parti”: l’organo
direttivo di una convenzione internazionale mirata a regolamentare certe
attività (es. la gestione della vendita di un certo prodotto) e a condividerne
le condizioni anche tramite processi di revisione e implementazione delle
normative.
Sin dagli esordi la richiesta di intervento sul cambiamento del clima ad
opera della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici (United Nations Framework Convection on Climate/UNFCC) ha
invocato "responsabilità comuni ma differenziate" delle parti
coinvolte, in considerazione del fatto che le economie dei paesi in via di
sviluppo, a quel tempo, producevano in proporzione un quantitativo decisamente
minore di inquinamento da carbonio rispetto ai paesi già avviati.
Seppure, con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, non sono stati presi provvedimenti di
alcun tipo nei confronti dei paesi che hanno disatteso il rispetto dei limiti
di emissione, si può dire che finalmente inizia oggi a manifestarsi una
controtendenza interessante: è recente la notizia della condanna da parte
del Tribunale amministrativo di Parigi nei confronti dello
Stato Francese, reo di “non aver intrapreso azioni sufficienti per combattere
il cambiamento climatico”, e chiamato al risarcimento simbolico di un euro da
versare a ciascuna delle quattro organizzazioni che hanno intentato e vinto la
causa: Oxfam France, Greenpeace, Fondazione Nicolas Hulot e Notre
Affaire à Tous.
Allo Stato viene attribuita la responsabilità di “danni ecologici” a causa del mancato rispetto degli obiettivi di riduzione dei gas serra; l’accusa di illegalità diviene tanto più eclatante per via della dalla sua paradossalità: è stato infatti disatteso l’accordo (orientato a limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali - e tenerlo preferibilmente a 1,5 gradi) sottoscritto proprio a Parigi 5 anni fa.
Lo Stato francese - secondo l'Agence France-Presse (Afp) - potrebbe
essere obbligato ad agire per mezzo di sanzioni mirate a risarcire i danni
ambientali, ed anche con il raggiungimento di obbiettivi da definire con
scadenze temporali brevi.
Nel corso degli anni si sono susseguiti
incontri, tavoli di riflessione e accordi tra vari paesi allo scopo di trovare
soluzioni possibili alle gravi conseguenze dei cambiamenti del clima globale:
dal Protocollo di Kyoto - in cui i paesi coinvolti sono stati
autorizzati a produrre ancora emissioni, sia pure con l’onere di ridurne la
quantità, e ad accrescere le proprie economie – fino all’incontro di
Copenaghen del 2009 ove, per la prima volta, tutte le parti si sono
concordemente impegnate a limitare le emissioni: le maggiori economie mondiali
finalmente unite nell’attuare un obiettivo comune. Triste nota: il come le
parti debbano attuare questo impegno è ancora oggetto di negoziati.
Ora, alla Conferenza di Parigi sul clima
avvenuta a fine 2015, è stato adottato il primo accordo universale
e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici. E qui torniamo alla
condanna dello Stato francese…
La notizia fa scalpore, perché crea IL
precedente, aprendo la strada ad una responsabilizzazione forzata che lascia
davvero ben sperare. Intervenire sull’omissione consente infatti di prevenire
atti simili in futuro, di dare quindi credibilità agli accordi faticosamente
raggiunti.
Mi limiterò a indicare qui di seguito, per
dare una idea, le tappe salienti di oltre 20 anni di lotta climatica:
1995 – Accordo di Rio –
Venne sancito il primo trattato Internazionale sul riscaldamento globale, che
stabilisce l’impegno comune ad adeguare la temperatura planetaria alla
situazione pre-industriale, al di sotto quindi di 2°C;
1997 – COP3 - approvazione del Protocollo
di Kyoto: il primo trattato al mondo sulla riduzione dei gas a effetto
serra e sull’impegno da parte dei paesi più sviluppati alla riduzione di
emissioni di Co2, sia pure nel rispetto della differenza situazionale
specifica. In questa fase gli Stati Uniti non sottoscrissero l’accordo, e il
Canada se ne tirò fuori un anno prima della scadenza dei termini previsti
(2011);
2007 – COP13 – a Bali è
stato tracciato il percorso verso un nuovo processo di negoziazione
nell’impegno comune (Bali road map): i lavori si sono susseguiti in
merito alla metodologia e alle procedure di applicazione del protocollo di
Kyoto, con la decisione di accelerare le trattative per una definizione di
impegni vincolanti entro il 2009;
2008 – COP14 – Poznam –
in Polonia si sono discussi progetti relativi agli investimenti nel
trasferimento di tecnologie compatibili con l’ambiente, e alla riduzione delle
emissioni di Co2; si è anche iniziato ad affrontare il tema della
deforestazione e del degrado forestale. Alcuni stati, come l’Australia e la
Nuova Zelanda, hanno spinto invano ad affrontare la questione del
riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene;
2009 – COP15 – l’incontro di Copenaghen si
è rivelato piuttosto deludente rispetto alle premesse: la definizione del FONDO
VERDE, espressione dell’impegno finanziario comune dei paesi più
industrializzati nei confronti di quelli più poveri, non è risultato vincolante
né operativo, essendo venuto meno il consenso unanime;
2010 –COP16 - a Cancun, in
Messico, sono state approvate misure finalizzate al supporto finanziario dei
paesi meno sviluppati, ma senza l’indicazione delle modalità di recupero e
gestione dei fondi. In tale sede è stata stabilita la necessità di ridurre le
emissioni di gas serra dal 20 al 40% entro il 2020. Un incontro,
questo, dal successo più che altro simbolico;
2018 – COP18 – Doha ha
segnato il passo: gli accordi di Kyoto sono stati procrastinati dal 2012 al
2020 (Kyoto-bis) con l’approvazione del Loss and Damage,
attraverso cui, una volta per tutte, le nazioni più ricche si sono impegnate ad
assumere gli oneri economici dei danni climatici subiti dalle nazioni più
povere. L’impegno per il Fondo Verde ha raggiunto la capacità
di 6 miliardi di dollari, esteso poi alla cifra di 10 miliardi a seguito del
COP 14 di Lima (2014), dal quale è conseguita la decisione per
i paesi cofirmatari di presentare all’ONU, entro il 2015, i rispettivi piani di
azione per frenare le emissioni di gas serra.
2015 – COP21 – Accordo di Parigi -
La tappa francese ha definito un patto climatico condiviso e sottoscritto da
quasi 200 paesi, troppi per evitare la gran quantità di concessioni che lo
hanno reso poco vincolante, demandandolo alla responsabilità delle parti. Non è
stato conseguito alcun vero progresso sul fronte del Patto Verde e
della messa al bando del carbone – in merito al quale ci si è limitati a
ribadire la necessità della limitazione d’uso in tempi brevi. La preoccupante
uscita degli Usa dall’accordo ad opera di Trump viene oggi contrastata dalle
attuali dichiarazioni del nuovo presidente, ma nonostante l’impegno esternato
dalla Cina a raggiungere la neutralità climatica (ovvero la
situazione in cui la quantità delle emissioni rientrano nella capacità di assorbimento
dalla Terra) entro il 2060, molti scienziati hanno provato che, se non
modifichiamo l’andamento corrente, la temperatura terrestre supererà i 2°C
entro il 2040, con conseguenze disastrose per tutti;
2016 – COP22 - Marrakech –
sulla scia dei lavori di Parigi, ci si è sforzati di creare un sistema
condiviso per giudicare l’efficacia delle politiche degli stati sul clima, in
grado di misurare i tagli delle emissioni effettuati. Per la prima volta si è
valorizzato il ruolo di “attori non nazionali” (regioni e città) nello sforzo
che si vuole comune e capillare.
2021 – COP 26 – tutti gli occhi sono
puntati sull’appuntamento di Glasgow, in cui i paesi co-firmatari
sono chiamati ad adottare i piani per la transizione a zero emissioni entro il
2050. In questa prossima occasione tutti i paesi dovranno chiarire di
quanto essi taglieranno le emissioni, e i negoziati saranno orientati alla
realizzazione di un programma chiaro per il raggiungimento di tali obiettivi,
incluso il meccanismo di sostegno finanziario nei confronti dei paesi in via
di sviluppo.
Un lunga rassegna di
intenti, decisioni ed accadimenti che fanno riflettere: quanto ancora dobbiamo
riflettere prima di agire?
https://ukcop26.org/it/notizia/
https://www.rinnovabili.it/ambiente/cop-sui-cambiamenti-climatici-la-storia-666/
https://www.rinnovabili.it/ambiente/acqua/gel-intelligente-acqua-potabile-dall-aria/
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono soggetti a moderazione.