Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

venerdì 7 luglio 2017

OGGI AL PONTAO

Un manto compatto di acqua blu, onde possenti che si srotolano fino a svanire, sferzate dal vento, tra nubi scure ed il sole accecante. Una piccola isola galleggia con la sua terra e le polveri rosse in questa onda di vita: sono di nuovo alla ilha do Sal, avvolta dai colori e dalla luce pungente, tra suoni stranieri cui ormai ho fatto l'orecchio. 

Porto con me la nomea del turista, lo so e me ne dolgo, ma non posso evitarlo: sono chiara di pelle, ho capelli sottili, indosso vestiti ordinati e puliti, e mi sorprendo davanti a situazioni che, in questo ambiente, sono normali e fin troppo scontate. 

Me lo dicono i loro volti, ed il modo in cui si guardano a vicenda mentre sorrido stupita. 

Oggi ho trascorso del tempo al pontao, il molo di S.Maria, quello da cui muove la gran parte dei pescatori. Le barche sono ormeggiate a varie distanze, sospese su un velo d'acqua celeste; qui c'è l'unica spiaggia, é lunga e dorata, la principale attrazione per i turisti. In molti vengono a fare il bagno, lunghe e piacevoli camminate, fanno giocare in sicurezza i bambini... 


E nonostante il via vai dei motori, l'acqua é sempre cristallina e invitante.

Molti ragazzi si tuffano urlando direttamente dal molo, a sorpresa, anche vestiti. E quando risalgono scrollano quelle teste scure,  piene di ricci arruffati, secondo il modo che usano qui, ed è sorprendente vedere i folti capelli che rimangono asciutti, come se l'acqua non potesse arrivare a toccarli.

I pescatori salpano presto al mattino, e per la mezza inizia il graduale rientro: il sole sul dorso e le barche piene di pesce.
 L'attracco é da artisti: si avvicinano al molo uno alla volta, la ciurma tiene la barca vicino alla stretta scalinata di ferro, e rapidamente libera il carico: un veloce passaggio di attrezzi, di secchi, zaini e buste con le esche rimaste.

 Poi tocca al pescato. In questi giorni arrivano tonni, grossi e sodi, sembrano lí lí per scoppiare, tutti tirati in quella pelle dura. Dalla barca li sollevano e via, li lanciano uno per uno sul molo, oltre le scale, in alto. Ad accoglierli, lo stupore e il compiacimento di molti, nel brulichio di persone: gli amici, i turisti, i curiosi, e chi é lí per affari.

Non c'é il porto qui, e non intendono farlo: questa spiaggia chiama i turisti!

A quel punto tutto corre veloce: si stringono le persone verso il pescato, mentre la ciurma lo sposta sul lato piú sgombro, vicino al bordo, e con secchiate d'acqua marina lo lava e lo rinfresca, intanto che inizia a pulirlo. 

Via le interiora, in un secchio; le pinne e la testa sono messe da parte, destinate a chi vuol farne la zuppa. Una bella incisione con la lama affilata ferisce la coda, per consentirne la pesa con il corpo all'in giú. 

Il cerchio di persone intorno si stringe: tra gli stranieri che scattano foto e i sorrisi di chi osserva la scena, ci sono  coloro che valutano l'acquisto da fare. C'è chi lavora nei ristoranti, le grosse donne dai colori sgargianti che si fanno avanti con le ciotole larghe su cui esporranno il pesce da vedere agli altri, e timidi o furbi acquirenti in attesa.

Ci sono anch'io, in questo vortice umano, frastornata dai suoni e dai colori accesi delle vesti di queste badere, che stringono lunghi affilati coltelli come fossero oggetti qualsiasi, e stanno lí tra la gente, urlandosi una con l'altra, nel loro stridulo idioma, frasi spezzate, combinate a risate o ad espressioni di rabbia. 

Tutto è deciso: mani passano soldi, mani ne prendono; carte piegate di vari colori danno valore alla fatica del giorno; vanno e vengono, per svanire nelle tasche di pantaloni strappati e consunti, o negli ampi grembiuli di quelle donne cosí tanto agguerrite. 

Ho visto una banconota volare per aria, sospinta dal vento impietoso, rotolare in terra tra le travi di legno consunte, tra i sandali e i piedi di tante persone, fino a bloccarsi sotto il piede di chi l'aveva inseguita annaspando. 
Finalmente l'uomo rideva, e con lui gli sbalorditi individui d'intorno.

Duemila scudi: l'equivalente di venti euro. Il prezzo di un tonno da dieci kg.

Il prezzo riconosciuto alla fatica e alla sapienza di chi vive sul mare, muovendo con barche di legno di media e piccola taglia. Il prezzo riconosciuto ad un antico vivente, sottratto al suo mondo di acqua perché la sopravvivenza lo impone.

La scena era ferma, i sorrisi, i volti tirati... Allora mi sono chinata e ho raccolto quel pezzo di carta, e sono stata felice di consegnarlo a colui che lo aveva quasi perduto.

Come le onde oceaniche, la vita sul pontao prende forza, si accalca e si scioglie, spingendo con forte tenacia chiunque sia lí. Una forte corrente di gesti, di suoni e di odori muove scomposta sotto il dominio infuocato del sole, a tratti placato dal vento che, fresco, soffia sempre sul mare.

Io ora mi trovo qui, nella semplicità quotidiana della faticosa esistenza dell'uomo.









3 commenti:

  1. che bella descrizione !! uno spaccato di vita di un luogo lontano dalla nostra realtà!
    brava Marina
    stefania

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  2. Ciao Marina, bentornata. Grazie per questa descrizione di uno scorcio dei luoghi della tua vacanza. Mi è sembrato di vederlo il pescato e di assaporarne il profumo.
    Buona estate mia cara, vedo che hai trovato il modo di scrivere anche da laggiù.. A presto

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  3. ...E come non farlo??? Questo posto é una provocazione continua...
    Il tonno... 2.5 E al kg. Ma vi rendete conto? Lo pescano a mano, con "la linea" (il filo di nylon) ed un ditale di gomma...tutto il giorno tra le impossibili onde oceaniche..il sole, il vento... Uno sbattimento pazzesco!!!! 2,5 E al kg....
    La vita, se la guadagnano davvero...
    Grazie della visita, ragazze!
    :)

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