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Buona lettura!

venerdì 30 giugno 2017

ESSERE LEADER



In questi mesi sono stata impegnata nello studio del Leanthinking, una metodologia di progettazione della produttività (come organizzare ciò che mi conviene fare per raggiungere l'obbiettivo prefissato) che si fonda su due principi sostanziali: dichiarare guerra agli sprechi, e ottimizzare al meglio le prestazioni.

Per dirla in modo facile, uno spreco è un uso improprio di risorse: quelle disponibili, come beni e servizi; ma soprattutto le nostre, quelle personali.

Il punto è che lo spreco di beni dipende soprattutto dal modo in cui utilizziamo le nostre capacità: dal modo in cui le sviluppiamo, le affiniamo e le contestualizzato all'ambiente di azione.

Alle grandi organizzazioni, in oriente prima che in occidente, questo è divenuto ben chiaro, tant'è che i processi formativi rispettano l'assunto di base per cui il fare degli uni ha sempre ripercussioni sul fare degli altri.

Così, la consulenza aziendale che alcuni anni fa era orientata direttamente sul team, oggi sta muovendo, con convinzione sempre maggiore, in direzione dei singoli individui, in supervisione, ed eventuale revisione, dei modi e delle motivazioni che sottostanno alle azioni.

La scienza ci informa che una buona percentuale delle nostre azioni, a differenza di quanto crediamo, non è dovuta a scelte operate consapevolmente, ma ad abitudini comportamentali, rinforzatesi via via con la prassi fino a diventare automatiche, e ad imporsi all'attore in contesti svariati, anche laddove non saranno garanzia di successo: ha funzionato una volta, e quindi torno a servirsene ancora.

Veniamo agiti, insomma, da routine non sempre ottimali: una incoscienza dagli esiti a volte nefasti per noi e per chiunque è connesso. Routine che sono liberamente osservabili, modificabili, eliminabili, oppure eseguite. A noi spetta la scelta: se utilizzare le nostre risorse per ottimizzarne la resa, o ignorare gli sprechi che, a partire proprio dalle nostre persone, si propagano ovunque.

Ho recentemente discusso la tesi di un master in Project Management: un lavoro incentrato sulla leadership, sulla formazione, sulla consulenza e sulle scelte ottimali, presentate in un'ottica di confronto tra la cultura orientale, che fonda se stessa su una capacità di visione analogica degli eventi, osservati in modo sistemico e relazionale ad ampio raggio; e quella occidentale, che invece erge il pensiero razionale ad unico strumento di conoscenza.

Insieme con i principi teorici ho presentato un caso di consulenza aziendale accaduto di fresco qui in occidente, condotto però con un approccio innovativo di Auditing teso a rilevare e revisionare i processi mentali inconsci e ripetitivi.

 Tutto si gioca sulle scelte che l'individuo fa per se stesso. E questo è il motivo per cui, nel mio lavoro, ho assimilato la leadership ad un fenomeno culturale, ad uno stile di vita.

Per chi volesse saperne di più, ecco il link:




Colgo l'occasione per ringraziare il prof. Paragano che, in veste di relatore, ha seguito lo sviluppo del mio lavoro con attenzione e curiosità, ed il dott. Bernabei, professionista della consulenza e dell'amicizia. 











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