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Buona lettura!

venerdì 16 settembre 2016

Veleni aleatori



Sono distesa sul letto, nella semioscurità della notte, nel piccolo appartamento silente. Sonnecchio, fluttuando tra le onde di un mare tiepido e calmo, rilassata in un tepore accogliente.
 Percepisco, attenta, le variazioni d'intorno, e da lontano, da molto lontano, avverto un rumore crescente, estraneo e gracchiante. In breve si muta in un frastuono corale che cresce, e fa pensare ad un grosso aratro meccanico in moto.

Lo so, lo conosco, l'ho già sentito.

Lo riconosco di colpo, e immediato scatta il mio corpo: sono in piedi, le palpebre ancora incollate dal sonno. Chiudo con foga i vetri della finestra, e poi corro in bagno per fare lo stesso, e poi ancora in cucina. 
Il tappeto di cotone mi carezza la pianta dei piedi: e' gentile ed amico nella frenesia del momento; il cuore mi scoppia nel petto, sembra il solo sovrano di un corpo appena riscosso dal tranquillo ristoro.

Dal vetro lo vedo: il mostro su ruote, che spara attraverso un cannone il fluido veleno che impedirà alle odiose zanzare di riprodursi nei prossimi giorni.
Al contempo, però, farà secchi i piccoli gechi dai moti vivaci e scattanti. E tutta la festa animata che popola i nostri vialetti: siano lunghe ed eleganti lucertole verdi, o lente chiocciole scure, che spuntano ovunque tra foglie e cespugli.

il rumore diventa assordante, invadendo tutto lo spazio che può, trapanando fin dentro le orecchie, intanto che luci rosse ed arancio si alternano con foga pressante.

Sembra una zona di guerra. 

Non sono stata abbastanza veloce, e un pò del brutto veleno è finito qui in casa, col suo aroma metallico e amaro.
Veleno nella mia piccola casa e nell'aria che ora respiro. 

Me ne torno finalmente sul letto, in attesa che il rumoroso assassino finisca il suo giro: il prato nel retro, gli spazi fioriti intorno alle case e poi, finalmente, il cancello dal quale è venuto. Fuori, nelle anonime vie della nostra città.

Attendo in ascolto, finché il frastuono non passa, e con esso la nuvola opaca di morte. Ancora un minuto perché possa riaprire i vetri sbarrati e consentire alla fresca arietta notturna di carezzare il mio volto, coi suoi odori ricchi di pollini ed erbe.

Il cielo è striato e la luna mi osserva, alta lassù tra le nuvole.
 
Veleni arrogantemente versati su tutto, inopportuna espressione di un fare gretto e violento. Di un fare che non prevede un pensare.

Veleni fortunatamente aleatori: efficaci soltanto finché la pioggia non farà la sua scesa.

Veleni inutilmente versati.

La notte appena trascorsa ripete gli eventi del giorno che l'ha preceduta, e l'odierna mattina presenta quanto già nell'altro contesto si stava apprestando.

Sorseggio il caffè, la tenda tirata a svelare il mondo di fuori: osservo l'abito  plumbeo di un cielo impietoso. 
Pioverà.
  L'affronto e lo sfregio notturno saranno annientati, e con essi quelli del giorno che l'han preceduti.

L'acqua arriva dall'alto, in mille aghi pungenti; lo scroscio purifica il suolo e lava gli oltraggi.

E' veloce e potente, e mi rende il sorriso: la nuova giornata ha già avuto il suo esordio.








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