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Buona lettura!

martedì 3 maggio 2016

Cucù.


Ma lei, lei se lo ricorda questo ritornello?

Cucù, cucù...Aprile non c'e' piu'... E' ritornato maggio al canto del cucù !

Da piccolo, sa, lo canticchiavo spesso.  Era una canzone friulana, l'ha cantata anche la Berti... Una filastrocca arcinota...Ne ero ipnotizzato io stesso ma, ad essere sincero, non l'ho mai sentita! Non la versione originale, comunque.

A pensarci oggi, questa canzoncina è proprio, proprio brutta: un periodo storico che "sparisce", come una condanna, portando via con sè, nel nulla dell'assenza, tutte le emozioni e le belle esperienze che vi sono state vissute.

E un tale avvenimento viene declamato con tono scanzonato e brioso, come se una pioggia di zucchero e pepe servisse a celare un tale odioso sopruso.

Si uccide la storia e lo si fa sorridendo, cantilenando beatamente una canzonetta da due soldi.
Che gliene pare?
Ma non basta: aprile si disintegra in un baleno, e altrettanto rapidamente... Non solo arriva, ma addirittura "è  ritornato" maggio.

E un terribile senso di oppressione ci offusca la mente...

Chi va e chi viene - direbbe banalmente qualcuno; suvvia, non sia noioso: che male c'è? Panta rei, ripetevano i nostri padri.
Beh, lo ripetevano in pochi! Altri parlavano dell'eterno ritorno dell'identico, signore mio...

Ripeta, ripeta pure il motivetto infantile... Si, si... Allegro,  leggero... Innocente!  Ma si svegli. Qui non va e non viene proprio nulla! Qui c'è chi sparisce e chi invece è ritornato. 
Non c'è proprio pace!

Ha mai sentito dire che il vespero, la morte, il buio, sono preludio della vita? Serve il buio perché affiori la luce; ed è necessaria una fine perché si dia un nuovo inizio. Ma qui, qui, mio caro signore, si dà solo la rimanenza del nulla e qualcosa che, come orribile coperchio, si sovrappone ad imporre di nuovo se stesso.

Ma come, mi dirà, è il mese di maggio! Il periodo dell'anno in cui il sole riveste le rose di brina, illumina il cielo con il suo splendore... Il mese in cui si risveglia la terra con tutti i suoi fiori!
E mi faccia il piacere, signore mio, ma per favore!! Favole da giovincelle smidollate!

I fiori, che sono mai? Contenitori di semi un pò truccati e improfumati, così addobbati per sfruttare gli spostamenti di piccoli insetti ignari.
Quando non è più necessario il trasporto gratuito, poi, tristemente, i colori si spengono e i profumi degradano.
Non resta molto di più che un pò d'erba appassita.

Ma certo, lo so, i nostri antenati in questo stesso periodo festeggiavano le divinità materne,  esaltavano festeggiando l'abbondanza e la fertilità. 
Su questo non c'é che dire: fiori, impollinazione, frutti. ..
Ma tali processi non mancano mai, succedendosi in momenti ed in luoghi diversi ogni giorno ed ogni momento..

E le rose, le rose... Ma che decadenza! Tra i tanti capolavori che fa la natura, doveva portarmi ad esempio proprio l'ibrido per eccellenza? Ma lo sa che le rose selvatiche hanno solo cinque petali? Lo sa quanto sono piccole e delicate? E quanto é tenue il loro profumo?
No che non lo sa... Ormai le rose selvatiche non le conosce più nessuno. Tutti affascinati dalle miriadi di petali accozzagliati attorno al bottoncino, una gonfia criniera su uno stelo striminzito. E l'odore, così volgare nella sua virulenza... Un buon prezzo al migliore offerente: è la legge del mercato.

Eh, ma che sorpresa... E' sempre così, d'altronde: il consesso umano é balordo e si accontenta, Lasciandosi tentare da richiami rumorosi, dai colori accesi, da grosse e vistose nuvole di niente!
Ostentazione volgare di un tripudio inutile; abbondanza e quantità... Ma di cosa, poi...
In un attimo sei preso, catturato da un sistema ipnotico fasullo.
Eppur funziona!
il sistema di richiamo e di cattura, ovviamente, non certo l'uomo che se ne fa preda.

Cucù, cucù...

Gli adulti ripetono il verso per sorprendere i bambini. Poi segue quel gesto con entrambe le mani, con il quale sembra che aprono e chiudono continuamente delle porte davanti ai loro occhi.
Quel gesto è così loquace!
Le mani ci sbeffeggiano, intanto che raccontano quel che sta accadendo, qualcosa che va oltre lo spazio e il tempo... Oltre tutto ciò che l'umanità fa.
Qualcosa accade, qualcosa scompare, qualcosa accade di nuovo. E noi qui, a subire la giostra in un mondo che non sappiamo vedere.

Mio buon amico, lo vede il colore del cielo? Lo sa che non dipende da lei? Lo sa che potrebbe oscurarsi di colpo, e cambiarle l'umore? Come un oscuro sudario che Altri le riversano prontamente sul capo.
Eh si, mio caro signore elegante, che mi scruta accigliato chiedendo a sé stesso se mai io sia sano di mente. E forse è così: mi tengo a distanza dalla folla indiscreta, aborro i luoghi comuni, detesto il rumore che scorre, continuo, sotto le immagini del vivere odierno.

Sa, io ho sempre ammirato il mare. L'infinita distesa di acqua, viva e brutale. Imperturbabile agli eventi, nella sua stranezza. Una massa vivente che ti culla e poi ti sbatte... E poi si spiana, a coprire il delitto commesso. Ohi quanti legni ha sepolto. E quanto pianto ha prodotto.
E noi, piccoli uomini, tanto ciechi ed arroganti, impettiti, a pavoneggiarci della nostra pochezza. Spavaldi e ottusi, scriviamo le regole e le imponiamo a chiunque.

Ma la natura è sovrana, e ci guida o ci uccide.

Possiamo velare o svelare quanto ci accade d'intorno, lasciando che eventi corrano via lontano dalla nostra memoria per viverne altri, più nuovi e più vivi; oppure tornare ad accadimenti passati e lasciarli restare, come demoni empi di una vita che mai si è evoluta.

 Presente e passato, la vita e la stasi: obbligati a decidere cosa fare ogni giorno del nostro respiro.
Questa è la vita, ignaro passante, che osservi ed ascolti i deliri di un vecchio, e la nenia di uno sciocco motivo.

La vita è il misterioso momento dell'eterno presente, che fiorisce nello sforzo perenne della scelta di ognuno: nel sole, nell'aria, nella tenebra oscura.

Non sono le rose di maggio, non sono gli attutiti rumori invernali, nè il ruvido coro delle cicale in estate, ma la pienezza aggressiva delle foglie d'autunno, che urlano e gridano il loro estremo commiato dal mondo, un attimo prima di lasciarlo per sempre.
 E scivolano via leggere nell'aria, rendendo vita alla vita che resta. 






















3 commenti:

  1. Un inno che invita a puntare all’ essenziale, all’ utile, al progetto finale della natura che spesso, purtroppo, sfugge ai più.
    Divertente e originale il passaggio dalla filastrocca al “frutto” che hai maturato.
    Grazie Terenzia, produci sempre un gran lavoro di “scavo“......
    Daniela

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  2. Mi sorprende ogni anno, a Maggio, il miracolo della vita che si rinnova sempre e comunque, a dispetto di tutto. Le foglie, i fiori, i frutti spuntano, crescono, si appassiscono, compiuto il proprio dovere, lasciano il passo.
    Arrogante chi crede di essere indispensabile...

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  3. ...la vita é il misterioso momento dell'eterno presente, che fiorisce nello sforzo perenne della scelta di ognuno...

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