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Buona lettura!

mercoledì 24 giugno 2015

La Scuola.

C'e' stato un tempo in cui scrivevo. Riempivo fogli e fogli di appunti, impressioni e racconti.
Poi ho iniziato a seguire un tipo di scuola, questa sì, formativa, ed ho sospeso. 

In seguito, quando ho riletto i miei scritti, ho buttato via tutto.

Non si trattava dello stile, ma di cio' che narravo.  Erano contenuti sbiaditi, andati. Appartenevano ad un tempo passato. Come vecchi indumenti in disuso: ancora belli, ma non li sentivo più miei. Inutili modi di atteggiamenti lontani. 

La scuola è stata essenziale, tanto che la frequento ancora. Mi ha cambiata. Ha cambiato il mio modo di sentire le cose, mi ha insegnato a mangiarle... O a buttarle via. Come ho fatto con i miei vecchi racconti. E con i vecchi vestiti.

Ho imparato ad ascoltare le immagini, a cercare nei rebus che la notte mi offre il senso della mia giornata. Ho imparato quindi a vedere quei giochi anche di giorno. 
Un  linguaggio mai appreso nella scuola di stato, escluso da quella istruzione definita primaria. Nessun insegnante ne ha mai fatto parola. Eppure é condiviso da tutti, e sorprende nella sua immediatezza. Indovinello  allegro e serissimo, che urla e sussurra, come il vento su questa terra.
Non scholae sed vitae discimus...La buona scuola - non quella di Renzi - insegna ad affrontare la vita, non è fine a se stessa. E Questa scuola mi fa incontrare il mondo, mi fa viaggiare, mi manda costantemente in crisi, mi fa sentire stupida e piccola, mi fa provare gioie inesprimibili e mi aiuta ad incontrare quei riccioli di allegria che mi appartengono.

Un pò corro ridendo, un pò zoppico trascinandomi dietro, in affanno... 

Un cammino impegnato e pieno di intralci: distrazioni, valutazioni sbagliate, ricordi accattivanti,  disponibilità gratuita, peccati di ingenuita'...Sirene tra Scilla e Cariddi! 

E si riparte daccapo, tra uno schiaffo e un sorriso.
Ho creduto piu' volte di non essere in grado, ma non sapevo voltarmi. Impossibile la via del ritorno in una landa ormai impropria, divenuta estranea come le cose che ho scritto. A guardar dietro si diventa di sale.
Euridice non vuole morire di nuovo: è dolce la musica del mare e del vento, è oscuro il sotterraneo dell'Ade.
Caduta per il morso di un serpente....
Ho dovuto affrontare lo specchio e accettare le ombre, per imparare a gestirle e allontanarne il grigiore.
Ho lavato via il trucco dagli occhi, ho reso scalzi i miei piedi e ho imparato a camminare di nuovo. Un lungo lungo percorso. Che non deve cessare.

Ore fa sedevo davanti all'oceano e guardavo l'acqua scura con i suoi movimenti notturni: increspature illuminate dallo spicchio di luna, direzionate dovunque; veloci fluorescenti luccichii che, sotto la superficie, tradivano il passaggio di pesci, e poi la parabola luminosa del piccolo led del pescatore, che attraversava l'aria e si adagiava comodamente sull'acqua, cullato dalle correnti, e poi spostato lentamente, subendo inattese accelerazioni.

Un venticello freddo mi faceva tremare, ma non avevo voglia di andare. Piuttosto mi sono distesa, guardando il cielo che si riempiva di nubi, e una calma immensa mi ha pervasa. Intorno il silenzio, e lo sciabordio delle onde.

Momenti di vita in una terra altra, in un tempo diverso. A poche ore di volo e a miliardi di anni dal luogo in cui solitamente vivo. Dove trascorro ancora gran parte delle mie giornate.

L'oceano dai colori mutevoli che srotola se stesso ad ogni respiro, entra dagli occhi e dal naso, incontra i miei umori. E vince. L'azzurro che domina, con le sue correnti, e con la forza che ammiro. E che un pò temo.

Lo carezzano ali veloci, lo attraversano pinne possenti, ne emergono gli scudi pesanti delle testuggini....Vive di vita e la espande.

Fino a raggiungere me, in questa mattina di sole.

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