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Buona lettura!

mercoledì 15 agosto 2018

Responsabile?

E mi capita di conversare con persone che raccontano di eventi accaduti, esprimono le loro opinioni, riflettono sugli sviluppi possibili e ipotizzano scenari ottimizzabili.
E poi mi capita di udire quella opaca espressione che cita "il mio responsabile..."
 Espressione con cui, solitamente, si allude a qualcuno che, per qualche criterio tra i tanti possibili, é stato incaricato di fare da referente per altri.

Ma cosa significa davvero? Mi soffermo a pensare perché il groviglio induce spesso in errore, ed è bene, a mio avviso, che la foschia si diradi.

Referente é il participio del verbo latino refero, che indica l'azione del riportare, del restituire. Il referente - in una realtà aziendale - è dunque colui che ha l'incarico di riportare quanto ha acquisito, e solitamente si tratta di situazioni e informazioni che vedono coinvolte persone a lui sottoposte.

Si tratta, in sintesi, di una figura professionale che ha un compito ben definito, deputata a ricevere e trasmettere informazioni.

Che poi, questi, abbia anche i talenti del responsabile e riesca ad esercitarli ... è da vedere. Ci viene in aiuto un famoso sito sulla lingua italiana che rende disponibile al lettore la nota seguente: 

"La responsabilità è l'attitudine a rispondere. Non la sfacciataggine della battuta pronta, ma la capacità di rispondere reagendo alla situazione della vita in cui ci si trova. Non il vitalismo bruto da legge della giungla, ma l'inclinazione di tenore ieratico a fare la propria parte."

La figura del Responsabile, pertanto, non ha solo il compito di passare parola, ma soprattutto quella di "fare la propria parte", ossia di contribuire dall'interno della situazione alla sua gestione facendo uso delle proprie competenze; un attore che si mette in gioco in maniera sana, nel rispetto di quell'etica che chiama ciascuno di noi a produrre un contributo utile alla società.
 Nella stessa etichetta è raccolto un ruolo complesso che poco ha a che fare con la politica del comando positivo. Parliamo qui di chi ha l'onere e l'onore di prendersi cura della propria unità operativa, e di farlo nel senso germanico della Sorge (la cura, il prendere a cuore)    

Ora, la cura é quel modo di partecipazione attiva che prevede un coinvolgimento epistemologico - coltivare le capacita cognitive -; emotivo - fare attenzione allo stato emotivo -; e prassico, nel seguire attentamente il piano delle azioni, valutandone con anticipo le possibilità attuali e le conseguenze future: mi preoccupo di una situazione, la prendo a cuore, e mi impegno nel gestirla al meglio.

Il Responsabile, insomma, non si limita a riportare quanto accaduto attraverso una sintetica ripetizione, e tanto meno può ignorare le differenti modalità di espressione relative.

Egli ascolta, osserva e percepisce elementi che dovrà riportare - qualora lo ritenga necessario - nel modo e nel momento più opportuno, al fine di ristabilire l'equilibrio necessario a consentire a chi esegue di procede liberamente (sia pure con coscienza).

Il suo scopo: portare la propria equipe a raggiungere gli obbiettivi stabiliti, e farlo nel migliore dei modi. La condizione essenziale perché ciò avvenga è che i vari membri del team siano messi in condizione di operare in un clima sereno e in un ambiente adeguato, in cui siano garantiti  strumenti e servizi necessari,  affinché possano esprimere e/o affinare le proprie competenze a vantaggio di tutti.

Colui che si sente a suo agio, motivato, stimolato, accolto e ascoltato, colui che si vede insomma riconosciuto nel suo valore di persona e di risorsa, porta in sè il germe dell'evoluzione, della funzionalità e del valore. Porta in sè il sorriso della soddisfazione e del piacere, e ne diffonde a sua volta le spore.

Il Responsabile è dunque un operatore sociale che prende a cuore la piccola comunità che gli si affida, dopo che gli è stata affidata, e gli si affida perché in lui riconosce l'acqua che nutre la terra in cui sviluppare le proprie radici e far crescere i propri rami, vede in lui lo strumento utile al proprio sviluppo e, così facendo, con il suo impegno, contribuisce a rendere un poco migliore quello spazio condiviso, stimolando ognuno a offrire un poco del buono di sè che è stato motivato ad affinare.

Il valore si aggiunge al valore, e dal singolo si arriva alla comunità. L'individuo si fa sociale in una circolarità virtuosa che fa la cittadinanza nel mondo. Quella sana, quella responsabile, quella partecipata. Quella che tutti vorremmo respirare.

E allora possiamo parlare di Leader, che guida risorse avendone cura,  a conseguire obbiettivi che richiedono impegno comune a farsi migliori e a migliorare l'insieme. E questo fare, che è un fare insieme per l'insieme, è ciò che dà il valore ad un ruolo, che corrobora le mere etichette di un titolo ovunque fin troppo abusato.

Non dirige chi impone violenza dall'alto di un podio rubato - o assegnato per altri motivi - ma chi nel suo fare guadagna la stima degli altri, ne ottiene il consenso, e prova piacere nel vederli avanzare.

Ecco dunque chiarito quel nodo confuso: 
 Un responsabile è un capo perché sa essere leader , esercitando con fare verace la cura di chi, questo mondo, lo attraversa con lui.

Un referente soltanto non è.
Un capo soltanto non é.

Si tratta di un Uomo, che rispetta la vita ed intende onorarla.















1 commento:

  1. Buon giorno Marina una bellissima Ode alla responsabilità come compito complessivo che appartiene a ciascuno di noi . Una delle caratteristiche umane di cui in momenti come questo si sente molto la mancanza . Buona estate

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