Ebbene sì, lo avevo già fatto e lo farò di nuovo:
mi azzarderò ancora a toccare il tempio
dell'intoccabile parlando dei gatti come solitamente in pochi osano
fare.
Stamane mi è capitato di leggere questo articolo sul sito dell' Ansa, la prima
agenzia di stampa multimediale in Italia, e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Si tratta della recensione di un libro da poco pubblicato anche in
Italia, sulle modalità comportamentali dei felini, e sugli effetti ch'esse
possono avere sull'uomo quando vi si pongono in relazione.
In sintesi l'autrice - tale Abigail Tucker - ammonisce su quanto siano poco
utili e addirittura dannose queste creature per l'essere umano, che se ne
invaghisce ingenuamente perdendo di vista la realtà: i gatti si sono
conquistati la loro parte di storia, dichiara, e sono capaci di farlo anche e
soprattutto a nostro detrimento.
La loro forte autonomia li rende di fatto poco socievoli, non si
lasciano addomesticare facilmente, e non sono di alcuna utilità pratica.
Piuttosto, oltre che danneggiare i nostri oggetti e gli ambienti nei quali
vengono amorevolmente accolti, finiscono col pretendere cibo e attenzioni a
comando, infischiandosene delle nostre necessità...
Il titolo del libro rievoca tiranni e antiche monarchie, laddove non è
certo l'uomo a fare da padrone!
Tutto ciò ha richiamato alla mia memoria un certo sogno, vissuto un pò di tempo fa. Vissuto sì, perché i sogni si vivono continuamente, ad occhi chiusi come anche ad occhi aperti.
Quella notte vidi che stavo andando in un posto che era presidiato da
gatti, tanti gatti, erano ovunque. Era un ambiente un pò trasandato, c'era
dell'erba incolta, e tante canne che si stagliavano in alto dal terreno.
Ciò
che più mi stupiva era il fatto che di gatti se ne trovavano anche in
cima alle canne... Erano ovunque, di varie forme e misure, ed erano tantissimi,
erano davvero troppi!
E sì che nei sogni può accadere di tutto, ma avevo la
chiara percezione di un certo pericolo imminente; io volevo procedere, ma quel
muro di felini lo rendeva impossibile.
Ricordo che quella mattina mi alzai in uno stato di ansia... Ero davvero
preoccupata. Quello sarebbe stato il mio primo giorno in un nuovo posto di
lavoro.
Che cosa mi aspettava?
Inutile dirlo: i sogni non sbagliano mai.
E fu così: si trattava di un ambiente non proprio curato, lasciato in
balia degli umori di chi sapeva soffiare più forte.
Gli abitanti di quel luogo, insieme, costituivano un aggregato scomposto,
di vari colori che tendevano, però, tutti quanti ad un medesimo grigio... Una
tinta evocativa della polvere e di quelle cose vecchie che a volte
rimangono in fondo all'armadio, dimenticate più o meno appositamente.
E come i gatti, che miagolando con fare lamentoso, ti si avvicinano e ti si
strusciano addosso in modo ipnotico, mi avvedevo, giorno dopo giorno,
della vera natura di quella ostentata dolcezza: era solo un anestetico
somministrato alle vittime inesperte prima della brutta mutazione, quella che
stringe a capocchia di spillo le pupille di un sadico killer.
Nel corso dei secoli, dei gatti si è detto e scritto parecchio; sono sorte
leggende, la cui diffusione ha alimentato paure e ossessioni.
I gatti piacciono
molto, inquietano o sono davvero odiati: conosco persone dell'una e delle altre
squadre; quanto a me, preferisco evitarli.
I gatti - non vogliatemene - non mi sono troppo simpatici. Detesto i loro
modi ruffiani, e non mi piace che chiunque - indipendentemente dal numero delle
zampe presenti - mi si strusci (anche ripetutamente) tra i piedi...
Ci fu un periodo, durante l'infanzia, in cui l'unico modo che
trovarono i miei genitori di zittire le continue lagnanze (da sola non mi
divertivo, e volevo un amichetto a quattro zampe), fu di concedermi di ospitare
in casa, sia pure per un breve periodo, il gatto di una persona amica (che ne
approfittò per godersi una bella vacanza): la condizione essenziale che mi
affrettai ingenuamente ad accettare mi rendeva diretta responsabile delle sue
necessità e delle sue azioni.
Ovvero: dei suoi bisogni e dei suoi disastri.
Inutile dire che imparai presto la vera natura di quell'animale. Non
si trattava di un amico peloso con cui divertirmi giocando, ma di un
ruffiano scroccone e seccatore di cui mi liberai, al termine del periodo
previsto, assai volentieri.
I suoi lamenti per il cibo mi entravano nel
cervello a partire dal mattino presto, anticipando di molto l'odiosissima
sveglia; alcune cose le mangiava, altre le snobbata impunemente, imponendomi
l'onere di cercare una alternativa per lui tollerabile; poi, nonostante i miei
sforzi di dimostrare amicizia e spirito di gruppo, se ne stava spesso per
conto suo, consumando il tempo nella distruzione di tende e sfregiando mobili, con il fantastico ulteriore risultato di accrescere giorno per giorno la già nota
tensione vigente tra me e i generali...
Insomma, un fiasco totale.
Non è amico chi prende e pretende, e se ne infischia di dare!
Lezione imparata: è trascorso del tempo prima che tornassi alla carica
chiedendo la compagnia di un altro animale che, comunque, ho poi individuato
tra i nemici del nemico: un cane!
Ma quella è un'altra storia...
La psicologia tende da sempre a identificare nel gatto la simbologia di una
femminilità apparentemente dolce e affettuosa, ma latrice di aggressività e
opportunismo...
Ed è così che ce la presenta anche il mondo dei fumetti, attraverso le
splendide forme di Catwoman, il fumetto che annovera la sua
protagonista tra i primi 100 personaggi comix più cattivi:
bella, seduttiva, approfittatrice e ladra, abilissima a sgattaiolare via al
momento opportuno.
Prende, pretende, e se ne infischia di dare... Anche se sembra così
desiderabile!
Sembra che nemmeno Batman abbia ceduto a lungo alle sue lusinghe, tanto da riuscire a metterla
alla porta ai primi sospetti che dietro la sua infatuazione per
lei ci fosse lo zampino del nemico illusionista.
Dalla realtà alla fantasia... Fino nei personalissimi sogni...
Fate attenzione amici, non è del famigerato gatto nero che dovete preoccuparvi: quello
è solo l'elemento distrattivo.... Comunque, se ne vedete uno attraversare la strada,
accelerate e andate via il più velocemente possibile: intorno potrebbero
essercene degli altri....