Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

giovedì 2 novembre 2017

INTUIZIONE !




Oggi ho discusso con una persona su cosa sia la facoltà del pensiero.

E' stato un giorno di festa, avevamo da poco terminato un raffinatissimo pasto e, come a volte succede, ci siamo immersi in un dialogo dai toni animati, il cui sapore aveva del quesito, del confronto, dello scontro assertivo... Fino alla conclusiva piacevole convergenza.

Un bel pasto completo, insomma!

La mia pregressa formazione filosofica, come una nemesi, mi spinge a considerare il pensare come un atto conoscitivo; la capacità di riflettere e di mettere insieme i pezzi, cioè, è sempre stata per me una forma di conoscenza che rende possibile la conoscenza per come solitamente la intendiamo, ossia la conoscenza delle cose.

Il mio interlocutore osteggiava vigorosamente tale approccio, sostenendo che il pensare costituisce solo un passaggio successivo, quello che è introdotto e reso possibile dall'intuizione.
E questa intuizione, identificata nella capacità computazionale, esplica l'intelligenza di cui è corredato l'essere umano. 

Mi sono sentita trascinata indietro di anni, in quelle aule universitarie in cui si contrapponeva una vaga idea metafisica di intuizione alla familiarissima capacità riflessiva e razionale. E a causa del sabotaggio dovuto alle mie memorie, mi sono distratta, perdendomi un passaggio di cui mi sono accorta solo in seguito, dopo ulteriori fiumi di parole, alzate di toni, e sbuffate impazienti di chi mi sedeva davanti.

La computazione: parola magica.

Ossia: il talento di mettere insieme le parti in maniera simultanea, quell' insieme di processi che trasformano gli impulsi che mi impattano in un linguaggio "leggibile" e percepibile.

Con l'espressione "intuizione", il mio interlocutore si riferiva a ciò che i neuroscienziati definiscono "TR", il tempo di reazioneun indice della velocità di processamento delle informazioni da parte del cervello umano - che tra l'altro, in merito agli stimoli visivi, impiega un tempo medio tra i 150 e i 300 millesimi di secondo.

Niente più artificiosa metafisica; oggi parla la scienza: ci sono tempi di reazione necessari a ordinare il bombardamento di informazioni, e sono stati anche calcolati!

E intanto che l'altro argomenta, mi si accende una lampadina. Mi viene in mente ciò che ho letto tempo fa su come i browser raccolgono le informazioni dal web e le traducono in un linguaggio comprensibile per gli utenti che hanno posto domande, avviando il processo di ricerca, di ricezione, e quindi di traduzione.

Computazione.
Anche in quel caso la velocità ha una sua importanza.

E questo linguaggio in cosa consiste? Non sorprendo nessuno se parlo di immagini, vero?
Fate una prova sul web, digitate qualcosa su Chrome - o su qualsiasi altro browser cui preferite affidarvi - e in pochi istanti avrete davanti una pagina piena di immagini e di scritte.

Bastano poche nozioni sul linguaggio macchina per comprendere che anche le scritte, in realtà, sono immagini - risultanti di un programma che stabilisce la visualizzazione di certe forme dovute al susseguirsi di specifiche istruzioni.

Ed ecco che come fruitori del web, ci relazioniamo ad un linguaggio comune, un linguaggio primordiale, nativo, universale, che può essere poi certamente e debitamente tradotto in molteplici linguaggi diversi: l'intuizione, che esperiamo (poi) come immagine, precede la capacità di pensare, di riflettere (su di essa e grazie ad essa).
Come sul web. Come nei film. Come nei sogni.

In questi giorni ho incontrato su carta Lev Manovic, professore emerito di Computer Science Program al City University di New York, il quale sostiene che la realtà virtuale rende possibile ciò che razionalmente potrebbe non essere, in quanto azzera i limiti che la finitezza storica ci impone (limiti spazio-temporali, limiti di gravità, limiti di azione...) e ci consente così di fruire di un'area libera, svincolata, in cui sperimentare, osservare e modificare il risultato di ciò che vogliamo realizzare.

Questo spazio costituisce una realtà libera in cui esperire e conoscere in modo nuovo, in padronanza di prospettive finora impossibili, e di poter quindi prevedere le conseguenze al punto da divenire noi stessi capaci di gestirle o evitarle prima ancora di realizzare concretamente il progetto.

Progetto che peró esiste già e accade, sia pure in altra forma ed in altro stato.

Malevic parla di software culture, ossia del fatto che la disponibilità di software, propria di questa era informatica in cui viviamo, e la loro fruizione, espandono sempre piú le nostre capacita cognitive, spingendoci ad agire in modo diverso, perché ci permettono essenzialmente di pensare in modo diverso.
Oggi noi abbiamo cioè a disposizione la visualizzazione di una intuizione nella sua complessità, e possiamo osservarla e studiarla in piena libertà, senza limiti di prospettiva: é lì e ci appella.

Immagini libere dai limiti della storia e della fisica, che sono il frutto di coordinate, di istruzioni: if...then (a fronte di certe condizioni accadono certi effetti)!

Proprio come nei sogni, nei quali le coordinate della nostra situazione danno vita ad una rappresentazione che oltrepassa i limiti imposti dal reale, attraverso un personalissimo processo intuitivo che computa informazioni e ce le rende accessibili.
E come un browser, in tempi rapidi, ci presenta delle immagini.

Su queste immagini potremo poi riflettere e argomentare, come fanno i critici d'arte, i filosofi e gli esegeti.

Ora, però, nella Babele degli interpreti, sarebbe opportuno verificare i criteri dei quali essi si servono, in quanto non sempre son chiari e rispettosi del naturale modo dell'umana specie.

Suggerisco, in merito, una utilissima lettura:











5 commenti:

  1. Come ho già scritto sul mio blog e dimostrato in vivo, l'uomo (e non solo lui) ha la capacità di cogliere istante per istante la raltà intima e sociale con cui entra in RELAZIONE. Questo tipo di computazione efficace è attiva per tutto l'arco della vita di un essere vivente, 24 ore su 24. Questa computazione ha un alfabeto particolare fatto di sole immagini che sono l'esperanto psicologico con cui la mente comunica con ciascuno di noi. Durante la notte possiamo più facilmente vedere queste immagini sotto forma di sogni. I sogni (e non solo) sono la rappresentazione grafica delle relazioni personali e interpersonali costruite secondo un principio biologica di utilità funzionale.
    Ma queste cose le ho scritte, dette e dimosrate centinaia di volte. Prendo ad esempio l'ultimo caso di una signora che pur conoscendo abbastanza queste cose (mi legge da circa sei mesi) non si avvede di certi fatti e situazioni quando si relaziona con me. In altri termini , quando voglio comunicare conn chi mi sta di fronte uso un criterio che è ben superiore al dialogo e alla stassa comunicazione non verbale. Uso l'intuizione immaginifica bloccando qualsiasi pensiero razionale o distraente. Ecco che si presenta un'immagine!

    Tanto per esemplificare qualche mese fa parlando con un amico lui mi ha detto che voleva andare al Circo Orfei e voleva comprare il biglietto Anzi due che mi invitava ad andare con lui. Mentre parlava ho visto un bambino piccolo piccolo che andava con la vecchia nonna (ora morta) al circo. Un bambino piccino così. Gli ho chiesto perchè vollesse andare al Circo e lui mi ha detto che gli piaceva tanto che da piccolo sognava di fare il giocoliere. Aveva pure cominciato ad andare a scuola circense ed era pure bravo ma non tanto per poter emergere in quel difficile mondo. Gli era rimasta la voglia però come certi tifosi che vanno tutte le domeniche alla partita per ricordarsi quando erano "pulcini della Lazio o della Roma" ma poi mai hanno militato in serie A o B.
    Che male c'è?
    Hai voglia che c'è! Un bel tuffo nel passato secondo il ciclo ripetitivo settimanale.

    A volte uno ne esce, ma poi ecco che magari dopo 3 o 4 anni si ripresenta l'occasione.
    Beh! E allora?
    Niente carissimi, il tifoso è rientrato nel suo passato perdendo l'attimo fuggente.

    I suoi sogni certificheranno inequivocabilmente quello che ho appena scritto.

    Un saluto che devo andare a trovare in galera, come ogni giovedì, delle persone molto malate (dei tossici schizofrenici ) che quando arrivo si ricaricano bene per poter sopravvivere un'altra settimana. Trovatevi pure voi il vostro barbone professionista e aiutatelo, vivrete felici e contenti.

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  2. Ciao Marina, non sono all'altezza di una discussione nei termini filosofici che utilizzi tu, ma la questione dell'intuizione mi suona. Insomma, qualcosa dentro di noi percepisce un'idea, un movimento, un fatto, un processo ecc. ecc. e poi solo dopo, lo sistematizza in pensiero.
    Volgarmente si direbbe che si sente prima col cuore. Naturalmente un modo di dire che ha però un fondamento da questo punto di vista.
    In generale da questo tuo racconto mi colpisce il fatto che spesso da un incontro conflittuale che misura tra di noi forti distanze, può nascere una nuova consapevolezza. Un arricchimento che è direttamente proporzionale all'intelligenza di mettere da parte le proprie fisse convinzioni e provare ad accogliere quelle degli altri...
    Un caro saluto

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  3. Ascoltare, cari amici, ascoltare davvero è piuttosto difficile... Soprattutto quando sei convinto di starlo facendo...

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  4. sempre argomenti molto interessanti!
    Ma come sarà per le persone non vedenti?
    Stefania

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    1. Ciechi E non vedenti: le immagini vengono da dentro ma non siamo sempre in grado di coglierle...
      Spesso non le cogliamo nemmeno quando ci si presentano dinanzi!

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