Il Mio Blog non vuole essere un monologo, ma un invito all'incontro: pertanto sono graditi i commenti e il succedersi degli scambi che ne conseguono.
Buona lettura!

martedì 11 ottobre 2016

Esposizione




In questi giorni il pensiero sorvola e discende su un terreno un pò scarno, arido e vuoto: mi soffermo sul modo dell'esterna apparenza.

Sarà la fastidiosa influenza, che mi tiene bloccata dal solito fare, con gli ostacoli ch'essa mi impone: lo stomaco un pò sottosopra, dolori sparsi sul corpo, la stanchezza diffusa.
Sono in casa e finalmente respiro il silenzio, quello che, quando sono al lavoro, desidero come fosse un miraggio. Lì ogni minuto qualcuno attraversa la porta e mi spinge in un mondo che è altro da me...

Così riflettevo sugli ultimi eventi vissuti e alle persone incontrate, e al modo fin troppo leggero, fors'anche un pò vacuo, con cui a volte presentiamo noi stessi.

L'ultimo post da me qui pubblicato esibiva l'aperta risposta ad un autore incontrato nel web, all'interno di una rivista che pubblica anche alcuni miei scritti. 

Il pezzo così commentato, correttamente linkato nel post di cui sopra, nasceva su un progetto per me originale e di un certo interesse: descrivere il modo dei numeri per designare quello di certi individui. E siccome anche a me piace dire qualcosa parlando di altro, ho intrapreso il sentiero guardandomi attorno. 

Ma il percorso è apparso un pò strano, incoerente e pure alquanto sconnesso: ho provato così a sollecitare un incontro per smentire le mie personali opinioni.
Ma non è  seguita alcuna risposta. Piuttosto l'autore s'è  cimentato in una nuova e diversa avventura espressiva.
Peccato, mi dico: un'occasione perduta. A me piace lo scambio e pure il confronto, siano pure ben ferme le posizioni intraprese.
A volte le parti un poco convergono, sfiorandosi, e si curano insieme.
Ma questo non sempre succede.
Il confronto prevede l'ascolto, e significa stare ben saldi in se stessi sapendo che fuori c'è altro da se.
Se l'altro è quindi diverso vuol dire che ho qualche certezza su cosa di me fa quel modo. Non dovrei dunque temere l'incontro, ma volerlo per riaffermare me stesso o scoprire qualcosa che non conoscevo.
O apprendere cose che possano accrescere la mia conoscenza e il mio mondo.

Mi piace il confronto, lo scambio e l'interazione. E accade pure sul web che scrivo e rispondo nutrendo dibattiti vari, viaggiando all'interno di un mondo a portata di click. 

Ma come l'ostile analista dei numeri primi, non tutti raccolgono il guanto. Proseguono ignari nei loro percorsi, senza interesse per chi si è fermato a dedicarvi il suo tempo.

 Non danno forse voce al pensiero per confrontarsi col mondo, limitando se stessi a sfogarvisi sopra.

Sul suolo come pure nel web: la magia dell'incontro è  spesso soltanto chimera, strumento d'utilizzo comune da chi mostra se stesso senza troppa attenzione.

Voler mostrare soltanto se stessi e calcare la scena inibisce l'ascolto e violenta lo scambio: non è sempre la veste più idonea alla festa che si vuol presentare.

 Soddisfo diversi interessi: frequento mostre ed eventi, convengo ad incontri, e mi espongo in dialoghi aperti laddove è possibile farlo. Ma a volte il compagno non vuole danzare, respinge la richiesta di scambio, la ignora o utilizza violenza per cavarsi d'impaccio.
Risposte forzate non chieste e non motivate, detratte da emozioni diverse non sempre poggiate su solide basi di sostanziale onestà, pur spesso sfoggiate con toni arroganti e pure offensivi. 
Forma e colore diversi possono pure trovare qualcosa in comune tra loro, oppure soltanto cantare ognuno per sé il senso alla vita che danno. 

Chi chiude la porta senza consentire lo scambio è un violento o un superficiale: uno che non vuole ascoltare o non sa argomentare.

A volte davvero non può perché quello che offre è fasullo e privo di quel nutrimento che può rendere tale un utile pasto.
E scivola invano in percorsi che si fanno più ardui ad ogni cancello che chiude.

Intrattenimento, pertanto, accettato da chi il tempo lo deve passare. Per altro: quisquiglie nella solida nebbia.
E dunque: di cosa parlare?

Basterebbe mostrare i propri strumenti, o ammettere a volte che non sono completi. 
Onestà intellettuale: mettersi in gioco per ampliare se stessi, e concedere ad altri di farlo con sè. 




2 commenti:

  1. Tanto tempo fa scrissi qualcosa di cui mi rimane come ricordo il fruscìo della penna. Mi piace scrivere con l'analogico calamo piuttosto che con la segmentata tastiera.
    Scrissi qualcosa sull'ascolto che per essere completo deve essere visivo. Le parole sono pezzi di comunicato e la sua musica è il continuo multifonico, kacofonico talvolta, eufonico altrimenti.
    Mai indifferente.
    L'ascolto visivo interiore è precluso ai dormienti semi-umani. Costoro si rifugiano nella difesa del proprio oscuro proiettando fuori la nebbia della loro ignoranza.
    Molto spesso "danno i numeri" non sapendo che il numero esprime non solo quantità ma pure valore.
    Quale valore? Quello della loro ignoranza.
    Sopno ben pochi coloro che hanno un Q.I. pari a zero.
    Il massimo possibile dell'intelligenza dell'ISO.
    Intuizione.
    Il punto zero è il valore temporale dell'intuizione.
    Zero secondi, che fisologicamente si esauriscono dopo 20 centesimi di riflessione imaginifica: l'alfabeto della vita.

    Il colui cui ti riferisci è un numero immaginario come la radice quadrata di un numero negativo.

    -1 lo posso immaginare come un vuoto: la bottiglia del latte vuota = meno un litro di latte. Ma lì ci posso mettere acqua, vino, pipì... La riempio di qualcosa.
    Ci sono anche bottiglie senza involucro, impossibili da riempire.
    Bottiglie immaginarie.
    http://s1024.photobucket.com/user/DrPondlife/media/magritte_cloud2.gif.html

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  2. Il punto zero: https://tezcatlipoca-bandw.blogspot.it/2016/04/il-punto-zero.html?m=1

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